L’Olimpo della propulsione elettrica ad alta efficienza svetta sulla pianura trevigiana.
Si chiama E-Powertrain e da oggi ha al vertice l’ingegnere che per anni è stato alla guida della squadra Ferrari in Formula Uno.
Mattia Binotto è stato nominato consigliere delegato della divisione di Texa, sede a Monastier, società della diagnostica dei motori per autotrazione, da qualche tempo impegnata nelle tecnologie per la mobilità elettrica e fornitrice d’inverter al top di gamma per marchi italiani di prestigio, tra cui Lamborghini.
Nel capannone inaugurato lo scorso 30 settembre, 24 mila metri quadrati su cui sono stati investiti 20 milioni, e che vale già, si disse allora, commesse per un centinaio di milioni di euro nel triennio, oltre a fabbricare l’elettronica per le auto elettriche di fascia alta, però, Texa sta sperimentando da anni i motori a flusso assiale, cioè portatori di un salto in avanti sostanziale rispetto a quelli comunemente montati sulle auto delle fasce inferiori e sui quali pare oggi si misurino i migliori marchi del mondo impegnati sulle nuove frontiere della propulsione silenziosa.
Non è per caso se Mercedes ha da poco acquisito Yasa, produttore inglese di motori elettrici e centraline di controllo concentrato sulle applicazioni automobilistiche di altissima qualità. O se Renault ha rilevato per ora il 21% di Whylot, una startup specializzata nella progettazione e sviluppo di motori elettrici ad alta tecnologia, con l’ambizione di diventare il primo costruttore generalista a produrre un motore elettrico per l’automotive a flusso assiale.
«E-Powertrain rimane ben salda come divisione di Texa – rassicura comunque il presidente e fondatore, Bruno Vianello –. Binotto l’ho conosciuto un po’ per caso qualche mese fa, quando è venuto a capire cosa facciamo, presentato da un amico comune». Quello che il primo degli ingegneri ex Ferrari deve aver visto, a quanto pare, è stato appassionante a prima vista. E la proposta di salire a bordo, a lui rivolta senza troppi preamboli da Vianello, è stata accolta su due piedi. Così probabilmente deve aver giocato la constatazione che alla vicepresidenza di Texa c’è Eugenio Razelli, ora presidente del consiglio di amministrazione del gruppo degli occhiali Safilo, ma, per dieci anni e fino al 2015, amministratore delegato di Magneti Marelli. Entrambi, insomma, hanno lavorato a stretto contatto con Sergio Marchionne e un linguaggio comune in materia di automobili ce l’hanno.
Che Texa possa costruire motori per Ferrari è escluso, dato che il cavallino rampante la propria fabbrica di motori elettrici già ce l’ha. Sui rapporti con altre case automobilistiche «si potrebbe trattare – ipotizza l’imprenditore veneto – sulla vendita di royalties. Noi siamo strutturati per produrre al massimo migliaia di pezzi, non le quantità ben maggiori che occorrerebbero a fabbricanti su larga scala». Non è questo il caso di Lamborghini, comunque, che appartiene al gruppo tedesco Volkswagen Audi e che, a differenza di Ferrari, per il motore elettrico non ha unità di produzione proprie e nemmeno la necessità di fare grandi numeri. Si vedrà.
Ma quanto può valere, nello scenario globale della motorizzazione elettrica, il segmento premium del flusso assiale? Intorno al 5%, sostengono gli analisti, che, per essere una fetta di un mercato liberato su praterie immense, vuol dire molto. «Si tratta di una nicchia nella quale già si sono affacciati grandi gruppi internazionali. La competizione e il confronto con essi – prosegue Vianello – sarà sicuramente stimolante». «Mi ha attirato in Texa – riconosce Binotto – l’audacia strategica del suo progetto di costruire un’eccellenza italiana sulle tecnologie più avanzate della nuova mobilità. Texa intende affermarsi come il canone tecnologico di riferimento mondiale. Ciò grazie a ingenti investimenti e all’attrazione dei migliori talenti da concentrare in Italia, dove esiste una formidabile cultura motoristica da rinnovare e rilanciare».
Gianni Favero – Da “Corriere del Veneto” del 22 febbraio 2024