La crisi del povero campanile

Parroco, una decisione sarebbe gradita.
Se ritiene che una torre campanaria sia ancora uno strumento significativo per scandire il passaggio del tempo bisogna innanzitutto metterla d’accordo con se stessa.
Il campanile di Roncade è precisissimo quando si tratta di battere le ore, di giorno, a distanza di 30 minuti, con un martello che picchia sulla nota più grave.
E’ altrettanto preciso nella squilla di mezzogiorno o nei momenti in cui sono diffusi i segnali connessi alle funzioni. Sono le sequenze di rintocchi che rendono affettivamente prezioso uno scenario acustico per molti ancora familiare. Quasi identitario, si potrebbe dire, non fosse per le rifrazioni deteriori di significato con cui questo termine è stato politicamente impugnato da qualche decennio.
Però, se ormai da mesi l’orologio della torre indica un orario del tutto fuori sincronia con quello che disciplina le campane, ciò è sintomo di una crisi interiore dalla quale urge far uscire la povera torre ultrasecolare.

E’ vero che nessuno guarda più in alto per sapere che ore sono. Ma un po’ di quella tecnologia digitale che rende tanto precise le scampanate potrà pure essere applicata ai due quadranti affacciati sul borgo. Esistono motori per grandi orologi radiocomandati che non costano poi molto, così come a Roncade operano mastri orologiai di grande esperienza che qualche buon consiglio lo potrebbero dare.
Per molto meno i decisori della pubblica amministrazione sono stati spesso, da queste pagine, additati di sciatteria. Ora un po’ tocca anche alle tonache, tantopiù se già responsabilmente impegnate in una ben più impegnativa riqualificazione dell’oratorio.

A meno che non sia un’intenzionale rappresentazione del monito in Matteo 25,1-13: “Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora”. Mah.