“Colpite tutto quel che si muove a pelo d’erba. Se è il pallone, meglio”.
E’ la scuola di Nereo Rocco, indimenticato allenatore del Milan stellare degli anni Sessanta. Pochi tra i consiglieri di maggioranza e gli assessori se lo ricordano ma devono aver studiato in qualche modo sui libri mai scritti del “paròn” di Trieste.
Questa sera, nella seduta del Consiglio comunale convocata per annullare la delibera sul via libera alla costruzione del centro logistico Amazon accanto al casello di Meolo-Roncade del 27 dicembre scorso e per poi rivotarla, di strategie di gioco simili se ne sono viste. Chiamiamole strategie. E’ stata una baraonda.
Ricordiamolo. In quella circostanza il sindaco, Pieranna Zottarelli (clicca qui) ebbe un atteggiamento quantomeno anomalo, ed uscì dall’aula al momento del voto giustificandosi con un malessere per una coda di influenza ma non senza aver garantito prima, per tre volte di seguito, che altre ragioni non ce n’erano.
Un parere legale chiesto dalla stessa Zottarelli ad un avvocato di Trieste (come Nereo Rocco) e letto ieri sera in aula chiarisce che erano altri i motivi che, nel sindaco, “hanno destato opportunità di astensione”. Dunque è lo stesso legale da lei incaricato (e, sappiamo da ieri, pagato di tasca propria) a porre indirettamente in risalto che la sua cliente non l’aveva proprio raccontata giusta. Il sindaco si è comportato bene, scrive in sostanza l’esperto, perché, date le perplessità sorte su un certo tema, ha deciso in piena coscienza di astenersi.
Perciò è stata una cosa che ha scelto razionalmente di fare, non obbligata dal malore improvvisamente insorto con cui si era insistentemente giustificata anche in seguito, a mente fredda, sui giornali. Così, altrettanto razionalmente e in buona salute, per gli stessi motivi, ieri sera ha introdotto la seduta e poi è uscita.
Era solo questo che bastava riconoscesse. Tutto qui, non c’è altro di cui le è stato chiesto conto.
Eppure i suoi hanno tirato per tutta la sera calcioni alla cieca, (qui il video della seduta) rasoterra e di punta, arrivando a dire che se Zottarelli si è comportata in modo strano era perché obnubilata dal morbo. E poi – sberleffo – che se ci fosse stato qualcosa di oscuro nelle ragioni che l’hanno fatta muovere in quella maniera, beh beh, anche i consiglieri di minoranza avrebbero dovuto accorgersene perché ne avevano tutti gli strumenti.
Superior stabat lupus.
Ancora. Se la richiesta minima avanzata più volte e da più parti di porgere le scuse è stata disattesa, ecco che l’assessore Antonio Baesse estrae la Treccani da Google per sostenere che esprimere rammarico (come in realtà aveva fatto Zottarelli) equivale a scusarsi. Ma l’architetto è un uomo troppo sottile perché lo si possa sospettare di non saper cogliere la differenza.
Ad un nuovo pallone vagante nei suoi pressi che fa? Decide che basta rasoterra. Lo scaglia in tribuna tra pirotecnici bagliori, sfoderando rendering del progetto Amazon e analisi socioeconomiche territoriali mai viste e offerte prima.
L’assessore Daniele Biasetto, intanto, traghetta il sindaco sul Tevere per postularne la beatificazione insistendo sulla perfetta ed incontestabile onestà in 15 anni di onorato servizio (che nessuno ha mai posto in discussione fino al 27 dicembre), la capogruppo Monia Favaro si accartoccia in ragionamenti boomerang cercando di spalmare responsabilità a 360 gradi e dunque attribuendo quasi la colpa all’opposizione di aver fatto una unica domanda semplice (“sapevate o no, prima del Consiglio del 27 dicembre, che quel problema di opportunità in capo al sindaco esisteva?” Non era difficile).
Completezza di cronaca esige si narri pure dell’assessore Viviane Moro, la quale si accalora con fiero cipiglio ricostruendo la perfezione tecnica di un percorso durato tre anni in cui non avrebbe potuto insinuarsi in alcun modo un qualche interesse del sindaco o suoi affini.
E anche qui per niente, perché a nessuno è mai venuto in mente.
In tutto questo dar pedate a qualsiasi cosa si muova sull’erba, però, alla fine un tocco di palla più lucido è arrivato. Proprio da Moro la quale, sganciata l’armatura comperata ad Orleans, riconosce che sì, quel consiglio del 27 dicembre era meglio sospenderlo. Con il senno di poi, certo. Non si può pretendere. Ma il fumus di uno sbaglio del sindaco almeno lei lo ha intercettato e lo ha detto.
Tanto ci voleva?
E poi come è finita?
Come doveva finire. Il polo Amazon ha avuto il suo naturale ok con la maggioranza che se l’è votato da sola perché la Lega, unico vero acuto politico in cinque anni, ha lasciato i banchi.
Un consiglio comunale al quale non avrei voluto assistere, quello di ieri sera, 5 febbraio.
Per diversi motivi, il primo dei quali è che speravo in un riscatto etico della maggioranza che ci sta governando.
Non voglio essere fraintesa. Non ritengo disdicevole l’operato dell’attuale amministrazione comunale, bensì il trincerarsi di ieri dietro considerazioni che non hanno affatto centrato (anzi, che hanno proprio evitato) il bersaglio di redenzione morale richiesto dalle minoranze.
Purtroppo il famigerato polo Amazon è diventato leva efficace per screditare la sindaca Zottarelli.
La prima cittadina, nell’opinione generale del pubblico presente in sala consiliare, ha compiuto un tremendo passo falso che le costerà la futura mancanza di fiducia dell’eventuale elettorato, anche se pare non voglia approfittare della possibilità di ricandidarsi.
Il nodo principale? Non si è scusata, ne’ lo ha fatto per lei la maggioranza, per aver detto ufficialmente tre volte di non aver problemi di affinità con i proprietari dei terreni venduti a Faresì srl, la società immobiliare proponente.
Peccato che le affinità ci fossero, eccome. E pare proprio che lei ne fosse a conoscenza.
Di più, l’unica persona di tutto il consiglio ad averle è proprio lei.
E tanto per darsi la zappa sui piedi definitivamente, Zottarelli in seguito ha accusato gli uffici comunali di non averle consegnato la documentazione che comprovava il tutto.
Non un bel messaggio, proprio no, e davvero una pessima figura, rafforzata da diverse incongruenze tra la relazione dell’avvocato e quella di alcuni esponenti di maggioranza.
Da parte del gruppo maggioritario, sia chiaro, solo difese compatte a Zottarelli. Al termine, però, l’assessore Viviane Moro ha ammesso che la decisione migliore da prendere il 27 dicembre scorso sarebbe stata quella di sospendere il consiglio comunale.
Registriamo con tristezza anche l’unico punto a favore del sindaco. Zottarelli ha deciso di pagare di tasca propria il legale che, infine, le ha consigliato di convocare nuovamente il consiglio per annullare la delibera Amazon e ricomporre il “pasticcio” (come da lei stessa definito).
Ma ciò poco ha potuto contro l’arringa delle opposizioni che, nell’assemblea di ieri, è stata puntuale ed efficacissima, tanto da riscuotere l’applauso finale del pubblico, di diversa estrazione, quando tutti i consiglieri di opposizione hanno concluso le loro dichiarazioni rifiutandosi di votare l’approvazione e facendo ricadere l’intera responsabilità della decisione sulla maggioranza.
Sospetto che, come gli astanti, persino i leghisti si siano però davvero resi conto di cosa significherà avere un colosso di cotante proporzioni in casa solo ieri sera, quando l’assessore Baesse ha fatto proiettare alcuni rendering inediti preparati da lui stesso il giorno prima.
Un progetto da 40 milioni di euro, 60mila metri quadrati solo di superficie coperta, 300 metri di lunghezza per 190 di larghezza e 20 di altezza.
Perché si possano tentare di immaginare le proporzioni, significa un mastodonte di grandezza pari alle due parti unite dell’immensa area artigianale per ora ancora non edificata ai lati del cavalcavia del casello Treviso sud, con un altezza uguale a quella di un palazzo di sette piani.
“Insieme alla viabilità, è stata la questione più difficile da digerire” ha ammesso Baesse durante la presentazione del progetto.
E possiamo facilmente crederci.
Mentre i 300 (al massimo) tra camion e furgoni che circoleranno ogni giorno verranno dirottati direttamente sull’autostrada grazie ad un nuovo cavalcavia e ad un sottopasso ad hoc, i problemi di traffico si verificheranno sulle strade secondarie e verranno creati dalla circolazione dei dipendenti del grosso hub, che, lo ricordiamo, sarà 10 volte più grande di quello che avrebbe dovuto sorgere a san Giuseppe.
Una delizia per gli occhi e per l’ambiente.
Sì, Amazon significherà anche occupazione, vedremo di che tipo.
E sì, Amazon significherà anche 5,5 milioni di euro in opere di compensazione (e quindi in scontate piste ciclabili).
Ma ieri si è veramente capito cos’altro ci aspetta.
E che la trasparenza sbandierata dalla compagine al governo di questo comune ha acquisito una definitiva opacizzazione.
Aldina Vincenzi
“Vorrei che coloro che hanno letto ricostruzioni inverosimili sui giornali non vadano a casa con un dubbio”.
“L’organo politico è entrato nell’iter sempre e solo nel ruolo di garante dell’interesse pubblico”.
(cit. Viviane Moro 5 febbraio 2024)