Texa, l’elettrico dei record è già qui

Era in gestazione da quasi cinque anni, oggi è il giorno del taglio del nastro. Il nuovo stabilimento di Texa, insegna della diagnostica per motori di Monastier (Treviso), fondata e presieduta da Bruno Vianello, interamente dedicato alle soluzioni per la mobilità elettrica, sarà inaugurato in mattinata alla presenza, tra gli altri, del ministro per i rapporti con il parlamento, Luca Ciriani. Soprattutto, saranno presenti delegazioni di alcune case automobilistiche di primissimo piano che dovrebbero già consentire di intuire quali saranno i due marchi, ancora tenuti riservati, per i quali Texa offrirà i propri servigi in altrettante sezioni dell’impianto, tenute ermeticamente e reciprocamente isolate.
Si parla, scorrendo la lista degli invitati, di una decina di esponenti di Lamborghini ed altrettanti di Ferrari, pure se non manca qualcuno riferibile a Bugatti.
“Nomi non ne faccio. I contratti non sono ancora chiusi, è corretto non parlarne”.

Presidente, siamo comunque nell’alveo del non plus ultra delle mobilità elettrica per le supercar di marchi nazionali. Possiamo assicurare almeno questo?
“Certamente. La mia impostazione è quella di lavorare prima di tutto con e per gli italiani. Adesso i clienti sono due e ho in portafoglio ordini per un centinaio di milioni nel triennio. Vale a dire la metà del mio fatturato annuo di oggi”

Siamo alla vera svolta della mobilità elettrica? Ci crede veramente ad una progressiva sostituzione del parco auto entro la dead line europea del 2030?
“Non dobbiamo parlare solo di automobili. L’elettrico ci apre un mondo nuovo, io sto pensando anche a grandi pullman e alle macchine agricole. Abbiamo poi già aperto qualche dialogo con player della navigazione e dell’aeronautica, intesa come droni per il trasporto delle merci, senza trascurare sviluppi pure in ambito ciclistico e motociclistico”

Torniamo alla data di oggi. Da qui usciranno i primi esemplari di componenti di serie destinati alle automobili del superlusso ma il grande business dell’elettrico sarà quello delle vetture di uso quotidiano di media e piccola dimensione. In Italia se ne vendono ancora pochissime, il prezzo non scende e il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, pochi giorni fa ha previsto che saranno molto più rapidi i produttori orientali a conquistare il mercato europeo con veicoli alla portata di tutti o quasi.
“Purtroppo temo abbia perfettamente ragione. Negli ultimi dieci anni abbiamo solo perso tempo, dovevamo andare con molto anticipo a prenderci le miniere di litio in Africa e ad acquisire alluminio in Russia. Da troppo tempo in Europa mancano veri strateghi in campo energetico, quelli che nel dopoguerra andavano in cerca di petrolio in giro per il mondo”

E’ già una sfida persa?
“Potrebbe non esserlo se si avesse il coraggio di spostare in avanti di dieci anni il termine del 2030, tenendo presente che l’inquinamento da mezzi di trasporto con motore termico vale il 3% del totale”

Per parlare di Texa, l’impianto che inaugurate oggi è costato 20 milioni e occupa 24 mila metri quadrati. Ma entro pochi anni potrebbe essere ampliato di altri 15 mila, sempre con vocazione alla propulsione elettrica. Ma di questo parlare sempre più fitto di idrogeno, invece, cosa pensa?
“Dieci anni fa Texa aveva avviato ricerche e sperimentazioni sulle celle a comubustibile, le unità attraverso le quali, combinando idrogeno e ossigeno, si ottiene energia elettrica. Ho preso un sacco di appunti e se sarà il caso siamo pronti ad impegnarci anche in questa direzione. Certo, l’idrogeno potrebbe essere utilizzato anche in un motore termico ma la resa sarebbe troppo bassa”

Perciò, comunque vada, il nostro modello imparato alla scuola guida fatto di pistoni, cilindri, bielle eccetera va definitivamente accantonato
“Ci sarebbe una alternativa interessante legata alla benzina sintetica. La e-fuel potrebbe essere impiegata direttamente, o con modifiche minime, nei nostri motori tradizionali senza ricadute in termini di emissioni di anidride carbonica. Adesso costerebbe troppo e la sua produzione è poco più che sperimentale. Però se si decidesse di investire su questo combustibile potremmo tranquillamente evitare di smantellare il grande sistema della componentistica che la manifattura dell’automotive veneta fornisce alle case automobilistiche del mondo”.

Da Corriere del Veneto del 30 settembre 2023 – Gianni Favero