L’abitudine alla decadenza

Qualcuno lascerebbe il salotto di casa propria con le pareti scrostate, la cucina o il bagno con piastrelle staccate, il terrazzino con piante spontanee insinuate nelle fessure?
Qualcuno potrà mai sentire come casa propria la casa comune della città in cui vive se il salotto principale è nelle condizioni che vediamo in queste fotografie?
E’ lecito chiedersi se sia davvero intenzione del maggiordomo (il soggetto stipendiato per mettersi al servizio di chi abita la casa comune) quella di far sentire a casa propria i residenti che lo pagano?
Oppure se ritenga che sul “bello” – o almeno su un livello minimo accettabile di decoro del patrimonio pubblico – debba sempre avere la prevalenza l’attenzione all’”utile”, senza mettere a fuoco che i due concetti non sono alternativi ma, oltre che complementari, in larga misura sovrapponibili?

Piazza del Municipio all’inizio degli anni Duemila era lo spazio compreso da una fontana a circuito chiuso, con un corso d’acqua a forma di L su due lati in cui, per alcuni mesi, è stata vista acqua corrente in continua circolazione. Poi ci sono stati problemi tecnici rimpallati tra Comune e costruttore ma, soprattutto, è cambiato il sindaco.
Lo spostare all’ultimo posto il ripristino e la cura della fontana, voluta e inaugurata da chi c’era prima, è stato un segnale chiaro di “spoil system” materiale da parte di chi è venuto dopo.

Il resto lo fa l’abitudine alla decadenza, nessuno se la ricorda più la bella novità di quell’acqua viva.

Si disse che la manutenzione costa.
Ma ogni manutenzione costa.
Ogni bellezza e ogni decoro implicano lavoro quotidiano senza sosta.

Anche la fontana di Trevi costa eppure a Roma funziona ininterrottamente da secoli.
Potremmo ripetere il ragionamento per diverse altre fontane costruite a Roncade in tempi recenti.
A Musestre, a Biancade…

Si troverebbero mille ragioni per dire che è meglio spendere soldi per qualcosa di più “utile”, c’è sempre qualcosa che si possa dire più “utile” e trovare chi ti dà ragione nell’immediato. Sono i messaggi semplici che funzionano e che convincono facilmente.

Si tratta solo di vedere la differenza che c’è tra una navigazione sottocosta e uno spingersi in mare aperto per vedere – e offrire a chi sta a bordo – panorami più ampi.
Alla fine, nel rigore degli identici ingranaggi della macchina comunale, è solo questo che distingue un ordinario amministratore meccanico da un amministratore visionario, cioè quella meravigliosa sintesi che c’è tra l’umanista e l’ingegnere.