Villa Barbarigo, oggi Selvatico.
E’ a Biancade, al civico 142 di via Gabriele D’Annunzio, poco lontano dal ristorante “All’Orso”.
Lunga 80 metri e larga dieci, è una delle molte strutture realizzate nella campagna veneta a partire dal Cinquecento dai patrizi veneziani a ridosso dei fiumi navigabili dalla Laguna qual era, all’epoca, il Musestre.
Ora è abbandonata e cadente, ci piove dentro. Il degrado riguarda anche il parco attorno, circa 20mila metri quadrati con piante secolari.
E’ in vendita da almeno un decennio ma candidati seriamente all’acquisto non si sono ad oggi ancora presentati.
A compiere una visita pochi giorni fa, è stata una delegazione dell’amministrazione comunale, sindaco ed alcuni assessori, accompagnati dai tre fratelli Selvatico che oggi dell’immobile sono i proprietari.
Una ventina d’anni fa il salone a pianterreno era ancora in condizioni discrete ed era stato utilizzato per ospitare iniziative di carattere culturale promosse della Biblioteca, i “Sabati letterari”. Oggi l’ipotesi di un ripristino degli ambienti per qualche possibile fruizione pubblica ha ripreso ad accarezzare i progetti del Comune pure se, per il momento, siamo allo stadio dei sopralluoghi.
Le necessità finanziarie per affrontare un recupero della struttura sarebbero ovviamente molto elevate, ben superiori a quelle del semplice acquisto.
Ma non è fuori luogo, almeno, cominciare a pensarci.
Cosa dice il nome Selvatico a Roncade?
Riccardo Selvatico, a cui è peraltro dedicato un busto oggi a lato di via Giovanni 23°, all’angolo con la via che porta il suo nome, è nato nel 1849 a Venezia, città di cui fu sindaco tra il 1890 e il 1895 e nella quale istituì la Biennale. Fu anche parlamentare del Regno e, in ambito culturale, è noto per le sue attività di commediografo e poeta dialettale (il titolo di questa pagina è una citazione).
I figli, Lino e Luigi, si sono invece affermati come pittori.
Oggi la titolarità della villa di Biancade è in capo a tre nipoti di Riccardo che ne hanno affidato la tutela ad un custode.
Ma, come detto, in assenza di interventi strutturali importanti, lo stabile è destinato alla decadenza.