La corrieretta che ci porta al treno

Il testo che segue è tratto da un memoriale inedito di Laura “Lalla” Menon, scomparsa nel 2005, scritto all’inizio degli anni Duemila

Collegava Roncade alla stazione ferroviaria di Quarto d’Altino, e ha svolto tale servizio per il pubblico, ininterrottamente, dal 1925 al 1944 su strade sterrate e spesso impraticabili. In base ai ricordi di Nicolina Cervellin, all’epoca segretaria presso gli uffici delle Officine Menon, la Corriera era di proprietà delle Officine Menon (il Comune di Roncade all’epoca non era in grado di erogare tale servizio, e nemmeno oggi lo eroga).

La partenza avveniva la mattina presto dal garage a fianco degli uffici delle Officine Menon in via Roma con fermate a:

1. RONCADE Caffè Italia (Piazza I°Maggio, oggi Bar Roma)
2. SAN CIPRIANO (In piazza, subito dopo l’incrocio sulla destra, prima delle scuole, osteria Conte)
3. MUSESTRE (In piazza, dopo la Chiesa, osteria Gambirasi)
4. QUARTO D’ALTINO (Al crocevia, osteria Perassa)
5. STAZIONE FERROVIARIA di Quarto d’Altino (All’epoca San Michele del Quarto) e ritorno.

Il clima era molto familiare. Si fermava a raccogliere le persone lungo la strada al bisogno. Effettuava due corse, il mattino presto e la sera, in coincidenza dei treni dei pendolari da e per Venezia. (ndr)

Nel 1925 Renato Golfetto diventa conducente di una corrieretta che trasporta al mattino e riprende alla sera, gli operai che lavorano a Venezia. Com’era bello, divertente e un po’ avventuroso andare con la corrieretta fino a Quarto d’Altino (allora San Michele del Quarto). Renato mi teneva vicino, avevo cinque anni e scappavo dappertutto. Mi racconta la signora Dina Conte Chisso che la corrieretta giunta nei pressi di San Cipriano faceva sentire il clacson per avvertire i clienti dell’imminente arrivo.
La corrieretta si portava davanti al capitel tondo e faceva salire il gruppo per la ferrovia. Quando si arrivava a Musestre, la fermata era d’obbligo: bisognava salutare la zia Maria Rubinato sorella del papà e i cugini Sandro e Mariano un po’ più anziani di me, ma tanto cari, gentili. Mi trattenevano con loro e Sandro esperto cacciatore aveva due cani bellissimi da caccia, molto obbedienti e giocherelloni.
Ma Renato doveva affrettarsi per arrivare puntuale al treno, perciò d’accordo con la zia, mi veniva a riprendere nel ritorno. Io ero un po’ incerta se restare o seguire Renato fino alla stazione perché proprio a Musestre iniziava la salita del ponte sul Sile e non sapevi mai se quella povera traballante corrieretta ce l’avrebbe fatta. Però era una cosa emozionante seguire le manovre del conducente in prima o seconda marcia su quella ripida salita… e poi alla fine del ponte quella stretta curva!… e se al di là si nascondeva un altro camion? Da una parte c’era il fiume, con una ripida riva o scarpata, e dall’altra si piombava sopra le case che stavano sotto. Per fortuna tutto filava liscio e si entrava sulla strada dritta alla stazione badando alle insidie che già allora nascondeva l’incrocio per Portegrandi. Bravo Renato! Per tanti tanti anni hai percorso quella strada piena di sassi, di buche, di trappole, con la pioggia e il vento che ti si spingeva contro, specie sul ponte. E spesso c’era la neve d’inverno, ma gli operai non potevano mancare al lavoro, specialmente nei piccoli cantieri veneziani, come carpentieri, muratori, restauratori e dipendenti dell’Arsenale, manovali, operai meccanici nelle piccole officine di Mestre.
Nel 1929 ti hanno dato un aiutante Oreste Gambirasi di sedici anni, un vero ragazzo buono, gentile, un po’ apprensivo ma era normale con noi ragazzini un po’ troppo sbarazzini.

La nostra corrieretta ebbe il suo momento di “gloria” all’epoca della borsa nera. Le famiglie veneziane che nei negozi della città non trovavano più generi alimentari naturali e genuini partivano col treno verso la campagna e si disperdevano nei vari paesetti. Molte donne e ragazze giungevano a Roncade con la corrieretta e si recavano presso amici o parenti o contadini per comperare vari generi alimentari: formaggi salumi uova, animali da cortile.
Ci raccontano i vecchi utenti che spesso, con il carico delle donne e delle loro provviste, giunta alla salita del ponte sul Musestre, la corrieretta si rifiutasse di procedere. Allora Renato pregava i signori uomini di scendere e di spingerla per superare la difficoltà.