Roncade, 29 gennaio 1991. Il femminicidio taciuto

Per chi non se lo ricorda.
Per chi se lo ricorda ma non ne parla.
Per chi non lo sa perché a casa non gliene hanno mai parlato.

Per chi spera il tempo seppellisca una volta per sempre l’ombra scura di questa città e intanto si pulisce l’anima con le panchine rosse. Importanti ovunque, qui stucchevoli.

Per chi pensa sia una cosa vecchia ma intanto si appassiona di Emanuela Orlandi, che è una storia più vecchia di otto anni.

Sandra Casagrande fu uccisa con 22 colpi di coltello e di forbice il 29 gennaio di 32 anni fa, nella sua pasticceria sotto il portico di via Roma, dove adesso c’è una banca.
L’assassino ha lasciato un’infinità di tracce e ricevuto, in cambio, altrettante coperture.
Sandra aveva 42 anni, era vedova e parecchio amica di uomini anche di Roncade.
Oggi ancora vivi e tranquilli, con le loro informazioni mai riferite.
O chieste loro con scarsa insistenza da chi aveva buoni motivi per mandare in fretta in archivio tutto quanto.

Questo promemoria è per chi rimanga sempre convinto che la loro reputazione sia più importante della soluzione di un femminicidio con la F maiuscola.
Il Femminicidio dimenticato della opulenta e rispettabile Roncade.

Ma anche per chi non accetta neanche come omaggio l’unico libro scritto su Sandra, “Il gioco del Torello”, di Piazza Editore.
Per chi sia stato mandato più volte, in veste istituzionale, a chiedere informazioni ma solo per sapere quanto vicino alla risposta fosse chi stava facendo ricerche per conto proprio.
Per chi la macchina giudiziaria l’ha fatta muovere ma nella direzione opposta, ossia per scoraggiare gli ingenui che ancora non avevano capito.

Gli ingenui.
Gli ingenui che non avevano capito che la gravità di un reato, fosse pure un assassinio, è proporzionale alla qualità della vittima.
Che se la vittima è donna e ha una vita non allineata, il giudizi su di lei non si riflettono affatto su chi, lato maschile, da questa sua libertà tragga soddisfazione.
Che la tutela del buon nome di una piccola serie di persone, le quali molte cose sanno di quel 29 gennaio 1991, è molto più importante che restituire giustizia ad una donna massacrata.
E di cui, subito dopo, è stato sfregiato anche il nome, buono o meno buono che fosse.
Solo buongiorno e buonasera, la conoscevo appena.

Per gli ingenui che credevano all’art.3 della Costituzione.

E intanto, nelle scuole e nelle piazze, panchine rosse.