Spett. Roncade.it
alla c/a del Direttore
Oggetto: Presentazione libro su Carlo Menon – Considerazioni
Buongiorno Direttore,
sono Antonio Ceccato e vorrei fare alcune considerazioni sul mio intervento, dopo alcuni giorni di riflessione (e relative notti agitate), allo scopo di evitare fraintendimenti in merito.
I termini della questione sono noti:
La trattativa post-vendita pubblico/privato si è conclusa dopo oltre vent’anni con la demolizione delle strutture esistenti, pregevoli esempi di archeologia industriale.
Numerosi concittadini mi hanno chiesto chiarimenti sulle procedure seguite, soprattutto se a mio avviso sono state esplorate tutte le possibilità, anche non convenzionali, per evitare lo scempio (petizioni, suppliche, campagne di stampa, ecc.).
Le iniziative dal basso, che hanno consentito in un’altra occasione di salvare strutture di pregio (vedi Chiesa antica), nella situazione presente non hanno avuto seguito.
Ho preso atto di quanto sopra cercando di sintetizzare l’argomento nel pochissimo tempo a disposizione, e mi spiace che qualcuno abbia tentato di strumentalizzare le mie parole, attribuendomi toni critici nei confronti delle passate Amministrazioni.
Dirò di più, sono convinto che siano state prese tutte le misure consentite dalla vigente legislazione, ma che non esistano strumenti efficaci che potessero portare ad un esito diverso, contemperando il pubblico interesse con le legittime attività economiche della controparte.
Riconosco che la mia riflessione ad alta voce abbia potuto disturbare qualcuno ed essere fraintesa, e mi scuso con i relatori per l’accaduto. D’altra parte, credo che la cittadinanza abbia il diritto ad essere informata sugli sviluppi di una vicenda importante per la comunità.
Una conclusione che cancella le ultime vestigia fisiche di un’attività straordinaria, che il libro ed il podcast cercano invece meritoriamente di conservare. Nella presentazione si parla giustamente di damnatio memoriae, io vorrei aggiungere che fare tabula rasa di un periodo storico risponde ad una sorta di cupio dissolvi (e poi dicono che il latino non serve…).
Tempo addietro era stato ipotizzato il recupero della struttura principale come sala polivalente.
Immaginiamo aver adibito parte della stessa o altre a museo, con l’esposizione di progetti, prototipi ed altre opere del genio pioniere dell’automobile, compresa una copia della mitica vetturetta Rebus, che gli esperti artigiani dell’epoca avrebbero potuto facilmente allestire.
Un’operazione del genere avrebbe avuto eco nazionale ed internazionale, con prevedibili benefici anche dal punto di vista turistico. Un’occasione perduta e un monito per il futuro.
Grazie per l’attenzione.