Abbiamo parlato dei mesi di esordio dell’amministrazione di Marco Donadel ma i 130, ormai 140 giorni, sono passati anche per l’opposizione.
Un’opposizione che sta in silenzio vuol dire che non trova nulla a cui opporsi, e se questo dura da quattro mesi quasi cinque, lo si può interpretare come implicito consenso al nuovo sindaco.
Oppure c’è qualcosa che non abbiamo visto.
La domanda l’abbiamo già posta a Ferragosto: come e cosa comunicheranno le cinque consigliere di A Roncade?
Facciamo i conti alla data di oggi.
Un rimbrotto al Donadel-struzzo per un cambio di rotta nei lavori pubblici su via Roma, d’accordo.
Quindi un’interrogazione su un argomento oggettivamente fiacco (la presunta nocività del fresato d’asfalto. Il resto è competenza della magistratura).
Infine una contestazione in Consiglio sull’opportunità di integrare o meno i conti della Fondazione Città di Roncade nel bilancio consolidato comunale. Tecnicamente raffinato, forse con sottintesi pure politici, ma certo non materia che scalda i cuori.
Qui però occorre non essere ingenerosi.
Adesso che tutto è freddo e che un po’ di confidenze sono state raccolte, si può ragionare un attimo su quanto è accaduto in primavera e sul perché, in casa A Roncade, in estate, sono volati un po’ di stracci.
Il comitato dei saggi che ha ingegnerizzato la campagna elettorale di Moro ha sbagliato i calcoli, e questo è abbastanza evidente.
Ed è anche vero che il team di coordinatori è stato chiamato ad operare su una piattaforma già compromessa.
Ci sono stati il harakiri di Pieranna Zottarelli nell’ultimo consiglio comunale di dicembre, il cantiere con il malocchio sulla via principale di Biancade, l’autolesionismo con cui si è scelto il momento di mettere mano ai parcheggi in via Roma.
Non soddisfatto, l’ufficio strategico è andato anche a passare la carta vetrata nei rapporti con potenziali sostenitori di altre forze politiche.
Il Pd, per fare nomi, che così è rimasto a guardare senza spendere una goccia di sudore.
Ma nessuna goccia di sudore hanno soprattutto regalato a Moro i volponi di rango superiore i quali, annusando con anticipo la fragilità del contesto, si sono guardati dallo spendersi in convinte e visibili iniziative di sostegno alla candidata.
Probabilmente pensando che così non parranno troppo invisi ai vincitori quando, fra un epurativo pugno di mesi, sarà l’ora di giocare la partita delle partecipate/controllate.
Facciamo nomi? No, dài, che non serve.
In sintesi: dopo la sconfitta, il sistema ventennale iniziato con l’elezione a sindaco del 2004 di Simonetta Rubinato si è disintegrato e le schegge sono andate per conto proprio in mille direzioni.
Lasciando i cocci a Moro e colleghe.
E adesso diciamo ancora un’altra cosa. Se la giovane capogruppo, portatrice di legittime e naturali ambizioni, passioni e capacità, ora si mette studiare per un salto di qualità (la Provincia conta zero, chiaro che si parla di Venezia o di Roma) fa soltanto una cosa ovvia. Un dovere verso se stessa. Nel senso che, diversamente, si comporterebbe contronatura e si costruirebbe le basi per futuri rimpianti.
Detta in altro modo: se hai 30 anni, benzina in corpo e non fai il sindaco, Roncade è un luogo insignificante e piccino. Tanto grazioso, sì. Tranquillo, agiato ed accogliente. Ma politicamente privo di elettricità ed ossigeno. Non si cresce.
E allora è normale che gli interventi di Moro sui media vertano quasi sempre su questioni generali, spesso pure con un apprezzabile grado di complessità.
Però.
Però molti concittadini hanno pur votato A Roncade – Viviane Moro sindaco, e sforzi altrettanto volonterosi riguardanti Roncade non se ne vedono (si abbia il buon gusto di non parlare degli impegni nelle commissioni: sotto il profilo comunicativo, cioè quello che per le minoranze conta davvero, valgono zero).
Che ne pensano, ad esempio, Moro e le sue Pink Panther, della via del Mare e sull’attenuazione della posizione critica del sindaco precedente?
Delle ricadute sulla viabilità locale del complesso Amazon hanno più saputo nulla?
Sul prossimo passaggio di proprietà dell’Arsenale hanno compiuto qualche indagine? Sono andate a vedere al catasto chi se lo va a prendere e lo hanno cercato per chiedergli cosa ne farà?
O non sospettano minimamente che questo stia per accadere?
O non importa loro proprio nulla?
E tutta quella vicenda dell’ampliamento degli allevamenti di suini? Archiviata davvero per sempre?
E un aggiornamento dei rapporti con H-Farm, che presto raddoppierà e che influisce sempre più sul mercato degli affitti? Un discorso sulle abitazioni per le giovani coppie e sulle dinamiche demografiche di Roncade lo vorranno abbozzare?
Sono solo alcuni argomenti buttati là, tanto per suggerire qualcosa.
A quei 3.261 elettori che Moro e colleghe hanno sentitamente ringraziato con la mano sul cuore, all’indomani del tristo scrutinio del 9 giugno, l’arrivederci e tante belle cose non basta.
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