La rosa dei giocatori della nazionale di calcio dell’Arabia Saudita per il Campionato del mondo 2034 sta per arrivare a Ca’ Tron, nelle strutture sportive di H-Farm. Sono in 22, già selezionati dal ministero dello sport di Riyad e hanno intorno ai 14 anni. Per allora ne avranno tra i 23 ed i 24 e la loro esperienza di vita in Europa li avrà resi la squadra che, nelle intenzioni del re, dovrà brillare sopra tutte le altre nel torneo più prestigioso da svolgersi nel grande paese arabo.
Si tratta del primo grosso contratto che la divisione sportiva di H-farm ha acquisito e che segue la cessione del ramo d’azienda della formazione – le H-International school di Roncade, Vicenza e Rosà – al gruppo inglese Nord Anglia, ritenuto il più prestigioso operatore della scuola di alto profilo al mondo. Il via libera è stato dato ufficialmente ieri, nel corso dell’assemblea, durata pochi minuti: i due soci principali, il presidente e fondatore, Riccardo Donadon, e Giancarlo Broggian, detengono, nell’ordine, il 42,5% e il 41,5% e paiono in ottima sintonia.
L’operazione vale 40 milioni, più cinque al raggiungimento di particolari obiettivi (200 studenti in più rispetto agli attuali 700 a Ca’ Tron, che con Rosà e Vicenza arrivano a 1.200) e ha determinato due effetti. Il primo è quello di rendere superfluo l’aumento di capitale da 15 milioni di cui si era parlato nel dicembre dello scorso anno e che aveva visto l’opposizione di un pacchetto di soci di minoranza, uscito in seguito dalla compagine.
Il secondo di poter avviare con tranquillità, ora che le finanze sono molto più serene e che la serie di semestri in perdita non è più una palla al piede, due grandi progetti da armonizzare con il sistema della formazione nello stesso perimetro fisico del Campus.
Lo sport, appunto, e la salute, ampio tema che rientrerà sotto l’ombrello di H-Health, business unit anch’essa pronta a debuttare in settembre.
“All’avvio del nostro progetto dedicato alla formazione – spiega Donadon – ci eravamo dati 10 anni ed era scontato che saremmo prima o poi usciti, secondo il modello classico delle startup. Di anni ne sono trascorsi nove e ora si concretizza la chiusura dell’accordo di cessione con Nord Anglia, nome che fino a poco tempo fa per noi stava solo nel libro dei sogni. Il gruppo londinese, che è attivo con 80 scuole in 34 paesi, in Italia non era mai entrato perché non aveva mai trovato qualcosa di veramente eccellente”.
La cessione rende poi meno incalzante pure la questione del delisting, tentata con un’Offerta pubblica di acquisto non andata a buon fine nell’estate del 2024. “L’obiettivo rimane – precisa tuttavia Donadon – perché spendere mezzo milione l’anno per le semplici strutture necessarie a mantenere il titolo quotato è un po’ uno spreco, data l’intensità di investimenti che ci caratterizza. E poi nel frattempo non è cambiato nulla, il valore di attività come la nostra continua a non essere compreso e valorizzato dal mercato”.
Nella nuova vita che inizia oggi, insomma, la minore pressione dovuta alle incombenze dell’asset scolastico – il quale rimarrà in ogni caso diretto da chi lo faceva prima – lascia spazio a progetti ora concretizzabili con un ordine di grandezza in più.
Il filone degli investimenti sulle startup, intanto, peraltro mai interrotto nel tempo ma lasciato sottopelle, sarà rinforzato.
E, per quanto riguarda lo sport, l’obiettivo è, in termini grezzi, quello di mettere insieme la carriera di grandi campioni, di norma molto giovani, con la loro necessità di fruire anche di una formazione scolastica di alto livello e non, come sempre accaduto, ritagliata alla meno peggio negli spazi tra gli allenamenti.
L’esperienza con i sauditi è un banco di prova tutt’altro che banale. “Vogliono giocatori che si presentino ai Mondiali del 2034 in grado di parlare inglese, consapevoli delle culture e dei modi di vivere di tutto il mondo – conclude Donadon – e con un percorso in squadre di campionati europei”.
Gianni Favero – da Corriere del Veneto del 23 luglio 2025