Campetto in fiamme, forse ci stiamo capendo poco

Superato lo sdegno e la comprensibile rabbia impulsiva del primo momento e raffreddate le solite urla della “tolleranza zero” e “adesso pene esemplari” di quelli sempre senza peccato (ma quante altre volte dovremo sentirle?), sull’episodio dei vandalismi al campo da basket non ancora inaugurato di San Cipriano c’è un intervento che si distingue dagli altri per profondità di analisi e civile compostezza di ragionamento.
E’ bene riproporlo in modo stabile e non lasciarlo smarrire nella caotica evanescenza dei social.
Lo firma il concittadino Marco Tiseno. Buona lettura

Roncade, 19 luglio 2025

Riguardo ai danni al nuovo campetto da basket di San Cipriano propongo una riflessione più approfondita.
Parto dal gesto sicuramente da condannare ma altrettanto importante capire il perché di determinati comportamenti. I colpevoli in una città piccola come Roncade gira e rigira sono sempre quelli. Tra ragazzi si conoscono tutti.
Questo disagio va ascoltato cercando di farlo sfogare in modo diverso. Serve più gente vicino ai ragazzini. Più persone per strada e meno in ufficio. Più presenza e meno assenza. Tirare fuori qualche denaro per pagare queste persone qualificate piuttosto di sperperare soldi altrove se davvero abbiamo a cuore il futuro dei ragazzi e di conseguenza del paese/città.
Apro una parentesi anche sul centro di Roncade che alcune sere sembra il Bronx tra urla/risse/droga/alcol ecc.
Ma quando si va dai carabinieri viene risposto che lo sanno e hanno le mani legate.
Durante il Covid era pronosticabile una situazione del genere caricando la molla dei ragazzi stando chiusi in casa, che, una volta sciolti hanno amplificato comportamenti devianti a dismisura.

Non parlo a caso ma come educatore con diversi anni di esperienza in luoghi di divertimento giovanili come feste, chioschi, piazze, festival, discoteche, centri giovani, sale prova musicali, campetti, parchi ecc. Però ci si deve provare. Dobbiamo noi adulti impegnarci e credere che sia possibile recuperare determinate situazioni. Se ce la caviamo con “ripristinare la naia obbligatoria” o un “dove sono le famiglie?” o un devono pagarla cara ecc.
Non abbiamo capito la portata del problema. Bisogna intervenire da dentro non rimanere in superficie. C’è immenso bisogno di figure di riferimento positive e se non si trovano in famiglia si cercano altrove rischiando seriamente di crearsi figure di riferimento negative. Tutto sta in cosa vogliamo fare realmente.
Prevenire o curare. Come i dentisti sarebbe meglio prevenire o cercare almeno di fare tutto quello che si può per anticipare la cura.
Ci vogliono progetti.
Ci vuole presenza sul campo/strada ci vogliono professionisti.
Ci vogliono fondi.
Ci vuole dialogo, ascoltare le esigenze dei ragazzi che al giorno d’oggi possono essere molto diverse da quelle delle nostre generazioni o magari no…
Ci vogliono alternative e possibilità.
Ci vogliono luoghi di aggregazione.

Di sicuro creando etichette (vandali, teppisti, extracomunitari…) si escludono le persone che andrebbero rieducate o meglio fatte ragionare sulla potenza dei gesti che si fanno. Bisogna includere ovviamente quando è possibile e si provano diverse strade per farlo.
Chi è irrecuperabile ovviamente va gestito dalle forze dell’ordine le quali devono fare la loro parte anche se costa tempo, burocrazia e porta via tempo e personale, ma non credo proprio siano questi ragazzi il caso limite.

Buona giornata.

Marco Tiseno