Campi di calcio, è fumata nera

Per l’affidamento degli impianti di calcio di Roncade e San Cipriano “non risulta pervenuta alcuna proposta valida ai fini della formazione della graduatoria finale”.
Lo si legge in una determinazione comunale, la n.400 del 27 giugno, a conclusione dell’esame delle offerte pervenute.
La Commissione giudicatrice che ha valutato la documentazione presentata da due società sportive candidate a gestire il “Piero Grosso” e le strutture della frazione per lo svolgimento della nobile disciplina del pallone, in base ad un avviso pubblicato lo scorso aprile, ritiene cioè che nessuna delle due abbia avanzato progetti convincenti.
A breve sarà dunque presentato un altro bando ma questa volta con termini assai più ristretti rispetto al primo, concedendo cioè ai soggetti proponenti non più di 15 giorni di tempo.

I concorrenti erano “Amatori calcio San Cipriano”, sigla che rappresenta una cordata di associazioni, tra cui la neonata “Roncade Calcio”, e “La Ronca”, ossia l’organizzazione titolare fino ad oggi della gestione dei campi da gioco con relativi spogliatoi e servizi connessi.

Quali sono le condizioni indicate dall’avviso di aprile?
Ricordiamole.
In primo luogo c’è l’obbligo di versare al Comune “un canone minimo annuale”, al netto di Iva, di 1000 euro per gli impianti di Roncade (due campi da calcio, tribuna, biglietteria, spogliatoi eccetera) e di 700 per San Cipriano (anche qui due campi, tribuna, spogliatoi, servizi igienici e altro).In più, ci sono una cauzione a garanzia, tramite fidejussione bancaria o assicurativa, di 15 mila euro per il primo sito e una di 10 mila per quello della frazione.
Il contributo da versare per le utenze (energia elettrica, acqua e gas) al Comune è pari al 18% per il “Piero Grosso” e al 40% per San Cipriano.
Il concessionario deve poi assicurare al Comune l’uso delle strutture per scopi istituzionali fino a sette giorni l’anno, per cinque ore settimanali, dal lunedì al venerdì, agli studenti delle scuole e per due giorni fissi la settimana ad altri soggetti sportivi.
All’assegnatario spetta in ogni caso la riscossione dei proventi derivanti dalla pubblicità.

I candidati devono anche documentare la propria esperienza maturata in attività precedenti, “nella proposta di gestione e di promozione della pratica sportiva specie tra i giovani, nella capacità di coinvolgere altri soggetti del Terzo settore e nella qualità dei collaboratori che intenderanno coinvolgere”.

Perché entrambi i candidati non si sono dimostrati all’altezza dei requisiti minimi?
Senza andare nei dettagli, pare che tutti due abbiano peccato in una formulazione piuttosto generica della loro offerta, redatta peraltro in modo approssimativo e un tantino dilettantesco.