Ci sono due dispiaceri, uno lieve e uno più marcato, che accompagnano la vicenda del cambio al vertice della Fondazione “Città di Roncade”.
Quello leggero sta nel fatto che i nuovi consiglieri di amministrazione incaricati – sui quali non possono esserci riserve per capacità professionali, onestà intellettuale e generosità d’animo – siano finiti in una limacciosa diatriba sui media.
Non ne hanno colpa e non si adombrino (dottor Zerbinati, La prego, soprattutto Lei) perché era impossibile potesse andare diversamente: fossero stati nominati Charlie Brown, Pietro Gambadilegno e Alan Ford, il discorso non sarebbe cambiato.
Perché?
Il tema abrasivo (quindi giornalisticamente rilevante, non facciamo gli ingenui) è ovviamente il modo seguito per la loro designazione.
Visivamente rientra nel più classico degli spoil system ai quali si assiste quando cambia il corso della politica: meriti e competenze vengono relegati alla categoria delle varie ed eventuali, conta di più a quale perimetro di “amichevole affinità” in quel momento i candidati alla selezione siano ascrivibili.
Poi, è vero, ci sono anche i giochi ad alta quota. Da bambini – nel secolo scorso – si giocava a chi sapeva far zampillare la pipì più in là e alla fine il discorso è identico.
Ma non divaghiamo.
Veniamo al dispiacere pesante, cioè l’alimentazione ad uso strumentale di un equivoco.
Per una giornata intera, almeno, si è sottolineato, tabelle alla mano, come Roncade fosse stata esclusa da finanziamenti europei a disposizione nei tempi della precedente amministrazione per la creazione di “Case della Comunità”.
Il che è vero, intendiamoci.
Ma è dovuta intervenire l’ex sindaco Pieranna Zottarelli – dopo un bel po’ di ore nel corso delle quali, cincischiando sui social, neanche gli ex appartenenti alla sua maggioranza riuscivano a spiegarlo – per dire: “ragazzi, stiamo parlando di cose diverse”.
La “Casa della comunità”, insomma, potenziale destinataria di fondi Pnrr è altro dalla “Cittadella della comunità e della cura” a cui stava pensando da almeno un paio d’anni la Fondazione Città di Roncade.
E se è vero che il 23 aprile 2024 l’intero Consiglio comunale – dunque compresi anche l’attuale sindaco e l’attuale assessore Fedra De Vidi – sfugge il motivo per cui negli ultimi giorni entrambi, in questo sito e sui social, abbiano aggrovigliato il discorso alimentando le ambiguità.
Così non va.
Non va neppure un’altra ipocrisia, e qui concludo.
Il servizio di comunicazione istituzionale opportunamente istituito dalla nuova amministrazione (per inciso: sbaglia chi pensa il budget sia eccessivo), dato che tra i suoi compiti c’è quello di rivolgersi alla stampa, non svolge un buon lavoro quando, nell’informare sulla composizione del nuovo Cda della Fondazione (decreto n.51 del 5 giugno 2025), con un comunicato ufficiale, – meraviglioso il sentito ringraziamento – omette del tutto la notizia vera, cioè quella che non a caso darà il titolo ai successivi pezzi sui giornali. Cioè le taglienti ragioni dell’esonero del precedente Cda (decreto n.50 della stessa data).
In democrazia le notizie di interesse pubblico non possono essere soggette a ragioni di opportunità: quando ci sono si danno e basta, costi quel che costi.
Per repliche e osservazioni usare l’indirizzo e.mail redazione@roncade.it . Come sempre ogni contributo sarà riportato integralmente.