Veniva gridando: “C’è un morto! C’è un morto!”

Dopo la Liberazione il vescovo di Treviso chiese a tutti i parroci di inviare una relazione riassuntiva sulla vita della popolazione nel corso della Seconda guerra mondiale.
Mons. Romano Citton produsse il testo di cui alleghiamo la fedele trascrizione. L’originale è conservato nell’archivio parrocchiale di Roncade.

“Note riassuntive del periodo bellico. 1943 – 1944 – 1945”
di Mons. Romano Citton.

Romano Citton, nato a S. Martino di Lupari (Padova) il 9 giugno 1880.

Roncade, parrocchia della diocesi di Treviso che sorge tra il fiume Sile ed il sacro
Piave, avente una popolazione di circa 3 mila abitanti, capoluogo di Comune,
piccolo centro di vita delle cinque frazioni formanti un unico Comune ed i villaggi
limitrofi, con un mercato al lunedì, due agenzie bancarie, due farmacie, vasti
magazzini ammassi cereali, luce, telegrafo, telefono, caserma RR carabinieri, visse
di una vita ognora serena e tranquilla fino all’alba dell’armistizio.

Prima dell’armistizio esisteva qui il PNF (Partito Nazionale Fascista), retto da
persone in gran parte equilibrate, e non dette mai ad alcuno seria preoccupazione.
Comprensione, rispetto reciproco, formavano la norma del quieto vivere di
benessere e di pace. Dopo l’armistizio, e specie dopo l’8 settembre, per l’infelice
Roncade cominciarono giorni i più neri ed i più dolorosi che pastore e figli
possano mai immaginare, ed il ricordo di essi, delle stragi, degli assassinii e della
inaudita barbarie perpetrate contro il più elementare sentimento di umanità,
rimarrà indelebile in ogni mente e in ogni cuore.
L’armistizio aveva purtroppo sollevato in piccola parte i cuori e aveva fatto
brillare la speme di giorni di pace. Dio, però, non vedeva ancora soddisfatta la sua
collera per i tanti peccati dell’umanità, il flagello doveva continuare. In
un’apparente calma covava l’incendio e non si volle rinunciare alle folli speranze
di un partito agonizzante. Si volle dare ad esso nuova, breve vita.

Dalla città di Treviso venne qui un cosiddetto commissario politico, certo
Brazzoduro, attualmente ricercato dalle autorità e sino ad oggi irreperibile, e prese
alloggio presso la famiglia Menon, proprietaria delle grandi officine Menon, assai
rinomata in Italia ed all’estero per essere state le prime nell’industria delle
biciclette e delle auto.
Questa ignota e larvata autorità fu la sirena incantatrice della futura vittima,
Guglielmo Menon. Il Menon era in fondo buono, credente, ma ammaliato da
qualche futura onorificenza cadde nella rete, e con pochi amici, in parte suoi
dipendenti, fondò qui il Partito Repubblicano. Pregato dalla moglie, dai parenti e
peranco da me di declinare ogni responsabilità politica, di ricordare di essere
padre di ben trecento operai, ammalato di diabete ormai cronico, non volle dare
ascolto ad alcuno e si dette corpo ed anima al partito affermando di farlo a scopo
di bene.

In quei giorni venne pure da Treviso, inviato dal prefetto Gatti, un certo
Primo Dal Ben, reduce dalla Spagna, quale primo commissario politico.
Creata la ceca fascista si incominciarono le sedute, le assemblee, le denunce, ed
una lotta sorda, maligna, sospettosa contro tutti e contro tutto, che in qualche
modo si credeva fosse antifascista. Nella vicina parrocchia di san Cipriano
pullulava una congrega comunista e antifascista. Individuate persone e località in
una notte oscura venne assalita, circondata e minacciata.
Gli adepti scapparono alla macchia, disperdendosi per la campagna. I
repubblichini entrarono nella casa, la spogliarono e si impadronirono della
biciclette ritornando trionfanti con le spoglie dei comunisti. Piccola favilla, gran
fiamma feconda.
Ecco spuntare alcune sere dopo l’incendio.

Mi trovavo nel piazzale della chiesa, sentii gridare, poi sentii alcuni spari di arma
da fuoco, poi vidi due fuggitivi, uno di essi bestemmiava. Redarguii il
bestemmiatore ma non potei continuare poiché una buona figliola veniva presso
di me gridando: “C’è un morto! C’è un morto!”.
Corsi nella siepe di cinta del monumento ai caduti. Alla sua ombra in un lago di
sangue vidi esanime …

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