Mensa, stiamo attenti alla ghigliottina

Sarà un ragionamento in controtendenza ma vorrei spezzare una lancia in favore dell’azienda della refezione finita crocifissa per la storia delle larve nella pastasciutta del 27 febbraio.
Intendiamoci, prima che qualcuno alzi i pugni in nome del valore assoluto della salute dei figli: con questo NON VOGLIO dare un giudizio in senso positivo o negativo sul servizio. Se ci sono state osservazioni non benevole su diversi aspetti (cibo arrivato in ritardo, non abbastanza caldo, menu non conforme, frutta con la buccia deteriorata, eccetera) e questo trovasse riscontro, sarebbe sacrosanto agire di conseguenza con regolamenti e contratti alla mano.

Il punto sul quale mi soffermo è invece il seguente: è utile far saltare il contratto facendo leva sulla reazione “di pelle” sorta per i famosi “vermetti”? Nel senso: è un argomento sufficiente a prescindere? Soprattutto, è ragionevole?

Facciamo un esercizio.
Ipotizziamo l’azienda venga esonerata dall’incarico con immediato sollievo generale dell’utenza.
Immaginiamo poi che il fornitore successivo si comporti per i primi tempi secondo le attese.
Ma prendiamo in considerazione anche il ginepraio di regole presenti nel contratto di servizio, e che prima o poi, pure in perfetta buona fede, qualcosa vada storto generando nuove insoddisfazioni.

Visto il chiasso provocato da tre o quattro larve in un piatto di maccheroni – che fanno sicuramente ribrezzo ma che non avrebbero provocato danni reali a chi le avesse inavvertitamente ingerite (una scheggia di vetro sarebbe stata molto peggio) – perché un utente scontento un po’ squilibrato non potrebbe pensare di provarci?
Provare a fare il sabotatore, l'”Unabomber delle mense”, per capirci. (Per chi sia troppo giovane, il riferimento è al tuttora imprendibile bombarolo che per anni disseminò il Nordest di ordigni esplosivi fatti in casa che mutilarono una mezza dozzina di persone, tra cui bambini).
Tirare il sasso, nascondere la mano e stare a vedere l’effetto che fa senza grandi rischi di essere scoperto sarebbe, per il mitomane di turno (che non manca mai) un’operazione abbastanza facile.
Naturalmente mi esprimo in questi termini perché sono sempre più orientato a pensare che vermetti e altro non siano arrivati casualmente nei cibi. Se sbaglio quanto scritto sopra non vale.
Ma – insisto – se i gesti fossero stati intenzionali, visto il successo in termini di conseguenze provocate (la rescissione del contratto, appunto) tutto ciò potrebbe riaccadere.
A Roncade oppure ovunque, non è questo il punto. Non contano, ovviamente, solo i bambini di Roncade.

Lo dico in altro modo: se con il siluramento di una società di fornitura (e sorvoliamo sulle ricadute occupazionali) si realizza una specie di “vittoria” di qualcuno con tanto di show mediatico (sono gli scenari ideali che stimolano certe psicologie distorte sempre presenti, a volte pronte ad emularsi a vicenda in una gara a distanza per vedere chi la fa più grossa) siamo davvero sicuri che con un nuovo operatore avremmo ottenuto la sicurezza ricercata?
Sarebbe una sicurezza più inscalfibile di quella che l’azienda “scottata” metterebbe oggi a disposizione moltiplicando i margini di controllo, non fosse altro che per recuperare la reputazione compromessa?

Attenzione a chiedere che cadano teste troppo presto: nella storia, dopo l’immediata esultanza popolare, la ghigliottina non ha mai aperto la strada a lunghi periodi felici.

Gianni Favero

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