Piccoli imbecilli crescono

Stadio comunale Piero Grosso, Roncade, gennaio 2025.
Su uno dei tabelloni pubblicitari rivolti verso la tribuna, assieme a banali disegni di enormi falli, è comparsa una svastica. Rovescia ma sempre svastica (qualcuno dirà che disegnata così rappresenta un antico simbolo religioso orientale, ma suona poco convincente).
Cosa abbia avuto in mente l’autore del graffito non si sa.
Probabilmente nulla, data la mescolanza con altri disegni della più ordinaria spacconaggine di adolescenti e giovanissimi.

Cosa abbiano nella testa i responsabili che accompagnavano quei ragazzi nella struttura – accessibile ad orari precisi solo a determinate organizzazioni sportive e scolastiche – invece lo sappiamo: ignoranza e voglia di non complicarsi la giornata.
Se uno studente o atleta che sia ha potuto disegnare così tranquillamente, alla luce del giorno, un simbolo di quel tipo senza essere rimproverato vuol dire che alle sue spalle c’è una rete educativa inconsistente.
Incapace di rendersi conto che, in quelle linee con il gessetto, c’è un reato ben preciso (art.293 bis, del codice penale, apologia di nazifascismo). E ce n’è pure un secondo, molto più semplice, che è il danneggiamento di cosa altrui (art.635).

Ma spiegare e far cancellare implica aver fatto la fatica di conoscere la storia dell’Europa del Novecento.
Riprendere il ragazzo, poi, introduce il rischio di essere bersaglio, l’indomani, di rimostranze di genitori irritati.
Meglio non vedere.

Il soggetto titolare del bene pubblico offeso (lo stadio, che è un luogo di sana aggregazione sportiva per eccellenza), in nome e per conto della cittadinanza, denuncerà il fatto all’autorità giudiziaria?
E il proprietario del tabellone danneggiato? L’episodio risale agli ultimi sette giorni, non sarà difficile trovare chi sia stato e chi non ha sorvegliato.

Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, è prevista, da parte del Comune di Roncade, una iniziativa straordinariamente incisiva riguardante lo sterminio degli ebrei nei lager.
E’ rivolta in prima battuta ai giovani. Però è lecito sperare vi prendano parte quegli adulti che, perché familiari, insegnanti o a vario titolo educatori, della crescita di quei giovani hanno responsabilità dirette e ineludibili.