La differenza di priorità che la nuova Amministrazione comunale ha manifestato nei suoi primi mesi di lavoro riguarda anche l’”indirizzo dato alla Fondazione Città di Roncade, che rischia di compromettere la realizzazione della Cittadella della comunità e della cura”.
E’ un passaggio contenuto nell’intervento riservato al gruppo di opposizione A Roncade all’interno dell’ultimo numero di “Roncade Notizie”, vale a dire il primo notiziario dell’epoca di Marco Donadel sindaco, in distribuzione in questi giorni.
Probabilmente per i più la questione è abbastanza criptica e occorre risalire a due momenti recenti per poter mettere a fuoco l’argomento di cui si sta parlando.
Il primo risale allo scorso aprile, quando prese corpo una notizia relativa ad un progetto tra la Fondazione e l’Ulss n.2 per realizzare a Roncade, accanto all’attuale Casa di riposo, un edificio a tre piani, per circa 2.500 metri quadrati complessivi, in cui collocare servizi per pazienti Alzheimer, un centro diurno, soluzioni di Social housing ed altro.
Il secondo si colloca invece nel Consiglio comunale del 30 settembre in cui ci fu un dibattito sull’inserimento dei conti della Fondazione tra quelli del Comune ai fini di ottenere ciò che viene definito il “bilancio consolidato”. In estrema sintesi, cioè, il documento in cui l’andamento economico e finanziario dell’ente pubblico viene espresso calcolando anche gli apporti di soggetti (aziende, società, eccetera) a vario titolo partecipati.
Questo per la Fondazione non accadeva dal 2018 ma ora, invece, quei conti sono tornati nell’alveo di quelli municipali in virtù della decisione assunta dal Consiglio comunale di farla rientrare nel cosiddetto “Gruppo di amministrazione pubblica” (Gap).
E’ una questione noiosissima e all’apparenza priva di significato. Perché, allora, l’opposizione è preoccupata al punto di aver espresso in quella seduta un voto contrario?
Lo spiega la capogruppo, Viviane Moro. “Sei anni fa, dai banchi dell’allora maggioranza, avevamo promosso un cambio di statuto della Fondazione trasformandola in ente di diritto privato. Lo scopo principale era di sottrarre la sua azione dalla gestione del Comune, all’epoca pesantemente condizionata dai vincoli del patto di stabilità. In questo modo, resa più snella, la Fondazione ha potuto assumere personale e svolgere tutta una serie di servizi supplementari quali la consegna di pasti a domicilio, l’assistenza domiciliare, e il trasporto scolastico a condizioni più leggere rispetto a quelle che invece sarebbero state necessarie se fosse rimasto in capo al Comune”.
Il rischio intravisto ora, grosso modo, diventa il seguente: se il bilancio di Fondazione ritorna nel consolidato vuol dire che viene ritenuta un ente strumentale del Comune. E se è tale significa che la fluidità operativa tipica del modello privato di prima è compromessa. “Rendendo assai più complicato e pesante – chiude Moro – anche la realizzazione della Cittadella della comunità e della cura”.