Ripartenza dem

DIBATTITO LIBERO PER CHI VOGLIA ENTRARE NEL VIVO DELLA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA

GIOVEDI’ 4 LUGLIO, ORE 21, SALA TINTORETTO CENTRO CIVICO

Non è un appuntamento di partito ma un invito assolutamente laico che un partito, il Pd, rivolge ai roncadesi.
Per comprenderne la natura occorre compiere un passo indietro, ora che le ultime scie della campagna elettorale, come la coda di un bengala, si sono spente.

Rivediamo cosa accadde circa cinque anni fa, pochi mesi dopo la riconferma di Pieranna Zottarelli a sindaco. Alla sua elezione il Partito democratico contribuì in modo consistente, dato anche che molti dei candidati nella lista di Zottarelli erano iscritti.
Tra questi Viviane Moro, il nome proposto dalle forze uscenti quale primo cittadino nell’ultima tornata.
Intorno al 2020, però, il Pd si trovò in pochi giorni dissanguato a causa della fuoriuscita in blocco di molti tesserati, Moro compresa, di colpo magnetizzati da una nuova associazione, Veneto Vivo, fondata da Simonetta Rubinato.

La stessa ex parlamentare, in passato pure ella iscritta al Pd e poi dissociata, si presentò di lì a poco candidata presidente alla Regione Veneto, nel settembre del 2020, con la lista “Veneto – Simonetta Rubinato per le Autonomie”, che di “Veneto Vivo” era di fatto la trasposizione politica.

Il consenso raccolto fu dell’ordine di qualche decimale e l’esperienza di fatto si dissolse. O comunque non se n’è avuta più notizia.
Tuttavia, nessuno tra i fuoriusciti di allora, pur rimasti senza casa, rientrò nel Pd e questa è una delle ragioni per cui il circolo di Roncade scelse, la scorsa primavera (e diversamente, è chiaro, non sarebbe potuto essere) di non appoggiare formalmente la candidata sindaco sopra nominata.

Oggi qual è il quadro che abbiamo in Comune?
C’è un blocco vincente, chiamato a guidare l’amministrazione per i prossimi cinque anni, molto nitidamente connotato a centrodestra. Non c’è possibilità di equivoco.
Dall’altra parte c’è una non-parte sostanzialmente spaesata, con persone che si devono abituare, dopo 20 anni, all’inedito – benché altrettanto nobile – dovere di rappresentare l’opposizione.
Sono cinque consiglieri che è improbabile collocare in un ideale centrosinistra. Ossia in quell’area che dovrebbe fungere da democratico contrappeso, naturale e necessario qui e ovunque, all’antagonista dei banchi di fronte.

Ma dov’è il nord per le bussole dei roncadesi non affini all’area “di governo”, che abbiamo visto essere, sì, minoritari ma non così pochi?
Ognuno cercherà il proprio, ovviamente.
Fra questi, il Pd si profila come uno dei riferimenti possibili, proprio in virtù della sua neutralità rispetto ai concorrenti delle amministrative.
Attraverso questo primo incontro di giovedì 4 luglio, i dem si propongono come coagulanti di un laboratorio, un luogo di pensiero e di elaborazione sociale e culturale. E’ tutto in bozza, tutto in divenire, e non c’è alcun impegno richiesto a chi voglia presenziare anche solo per ascoltare.

In senso generale, infine, e al di là delle categorie, è anche un possibile tentativo di reagire all’accidiosa indifferenza verso tutto quanto odori di politica, riflessa, anche a Roncade, da una rinuncia al voto senza precedenti.