Annullamento in autotutela.
E’ lo strumento che sarà offerto ai consiglieri comunali il prossimo 5 febbraio per mettersi al riparo nel caso il voto accordato lo scorso 27 dicembre alla delibera per la realizzazione del polo logistico Amazon avesse vizi a qualche livello sanzionabili.
Ricordiamolo, dopo la discussione sull’argomento in quella seduta il sindaco uscì al momento di esprimere il proprio parere. Sostenne di essere stata presa da un malore come coda di un’influenza ma, nei giorni seguenti, si seppe anche che alcuni suoi lontani parenti acquisiti sull’area dell’investimento posseggono 50 mila metri quadrati. Valgono intorno ai 30 euro ciascuno, perciò fa 1,5 milioni.
Sul legame tra questa circostanza e il malessere, lo abbiamo già detto, non è lecito stabilire un link.
Tuttavia, influenza o meno, ci si può chiedere perché, in tutti gli anni in cui si è sviluppato il confronto su Amazon, il sindaco non abbia mai accennato al sia pur labile elemento di conflitto.
E perché mai, a cinque mesi dalla chiusura di un percorso di dieci anni disciplinato e senza sbandamenti, si sia giocata in modo tanto goffo l’immagine su un tema del quale era sufficiente parlare a viso aperto.
Oppure perché, e a quale fine, sia stata consigliata in questo modo. Ma qui si entra nel campo viscido della malizia complottista e non va bene.
Però ci si può domandare serenamente se sia giusto oggi dedicare altre spese pubbliche – modeste ma simbolicamente incisive – per sanare legalmente un passo falso rispetto al quale non sono pervenute né spiegazioni né tantomeno onorevoli meaculpa.
Ma il pensiero di oggi è un altro, e riguarda i consiglieri di maggioranza singolarmente intesi.
Uno per uno, assessori inclusi.
L’annullamento del voto li pone al riparo da castighi, è vero, e questo è sacrosanto.
Poi rivotare o meno quella delibera sarà di nuovo affar loro.
Si spera con rinnovata consapevolezza e con la tranquillità che, prevediamo, otterranno dal parere legale atteso dall’avvocato Andrea Crismani.
La questione è: data l’intenzione di Zottarelli di non ricandidarsi, se qualcuno tra gli attuali consiglieri del suo gruppo, invece, si ripresenterà in qualche lista, si sentirà davvero moralmente candido e sollevato?
Detta in altro modo: era a conoscenza del problema casalingo del sindaco?
Se sì, perché il 27 dicembre lo ha seguito su una pista sdrucciolevole senza esprimere qualche dubbio?
Se no, non sentirà incrinato quel principio di lealtà in nome del quale è stato (incolpevolmente, ingenuamente, ingiustamente) trascinato in un’avventura poco luminosa anche per lui? Ha riflettuto sul fatto che lealtà cieca e a tutti i costi a volte sconfina in un concetto diverso?
E’ qualcosa che dovrà necessariamente chiarire – sia pure a porte chiuse, ma inevitabilmente – a chi, tra breve, potrebbe volersi unire per la nuova vicina avventura elettorale.