Dieci anni fa, la notte tra sabato 27 e domenica 28 luglio 2013, fra le 3,40 e le 7,15, sconosciuti entrarono nella caserma della Polizia Municipale di Roncade (nell’immagine una foto recente) dopo aver sfondato la porta blindata. Forzando la cassaforte si impossessarono di quattro pistole, 200 cartucce, sei radio ricetrasmittenti, un paio di manette e qualche decina di euro.
“Appena avvisata dell’atto criminale – si legge sulla stampa di allora – il sindaco di Roncade, Simonetta Rubinato, si è subito recata al comando della Polizia locale dove nel frattempo erano intervenuti anche i Carabinieri. Più tardi sono arrivati anche gli uomini della scientifica per fare ulteriori rilievi nella speranza di poter raccogliere elementi utili per risalire agli autori dello scasso. Dai primi elementi si suppone si tratti di una banda di criminali organizzata.
‘Oltre all’ingente danno economico – osserva Rubinato – il grave fatto provoca anche sgomento e preoccupazione perché le armi rubate serviranno a scopi criminali. Per questo, avendo appreso stamane che un furto simile è avvenuto circa due settimane fa a Ponte di Piave, ho chiamato il Prefetto Adinolfi per informarlo dell’accaduto invitandolo ad inviare una raccomandazione a tutti i sindaci e comandanti di polizia locale affinché provvedano ad elevare la vigilanza su questi siti”.
Pochi giorni dopo, tra gli altri, intervenne anche il sindaco precedente, Ivano Sartor.
“Da sindaco, ero contrario ad armare di pistole la Polizia Locale. Ecco oggi dimostrate e comprovate le ragioni a suo tempo ben illustrate. Non servono. E se dovessero servire, finisce che i Vigili Urbani patiscono pene inenarrabili: indagini, processi per eccesso di difesa, omicidio colposo, ecc. eccetera. Le ragioni per non dotare d’armi da fuoco il Corpo di Vigilanza locale apparivano solide. Poi qualcuno cede… Serve tutto per gli accattoni di consenso: anche inseguire la Lega sul suo campo d’argomentazioni. Si è purtroppo ceduto. Ora è saggio cogliere l’occasione per non acquistare pistole nuove”.
Sul tema va ricordato poi il passaggio di una riflessione dell’allora consigliere di opposizione di centrodestra Boris Mascia.
“Se la Caserma della Polizia Locale fosse stata dotata di allarme acustico, magari collegato con Carabinieri/Polizia (come fanno anche molti privati) del costo di circa €.2000, magari l’altra sera un po’ di rumore sarebbe stato fatto e forse non sarebbe successo quel che è successo!
Se fosse stato previsto anche un sistema di videosorveglianza – simile a quello che vigila sulla sede storica del Municipio – magari si sarebbero potuti registrare almeno movimenti sospetti ora utili alle indagini.
Queste difese passive INDISPENSABILI ad un luogo pubblico, già di per sè sensibile, ove vengon custodite armi avremmo dovuto pretenderle Noi già da mo’! e invece Noi Opposizione abbiam dormito…così come l’Amministrazione Comunale si è proprio cullata nel dolce nulla…
Dico poi anche una cosa ‘cattivella’: in una situazione Kafkiana ove ‘so annati a rubbà a casa de le guardie’… s’imporrebbero certo serie riflessioni e magari gesti d’onore d’altri tempi, ben differenti dai nostri usi… se ciò fosse accaduto per esempio nel Giappone dei Samurai, forse il Capitano Akiro Milamoto avrebbe fatto harakiri – almen figurativamente – e il mandarino Ishira Rubinazumi…?!?bohhh…”.
Sull’identità dei ladri, che trovarono il tempo di saccheggiare anche una abitazione attigua, e sul destino della refurtiva non si è più saputo nulla.