Sarà la tenuta di Ca’ Tron di Roncade, sul lembo meridionale del Trevigiano e a pochi passi dalla Laguna, in cinque ettari a ridosso della riva sinistra del Sile, ad ospitare uno tra i principali poli di ricerca in settori che spaziano dalla tecnologia per la produzione del cibo all’industria dei biomateriali, dal benessere alla biofarmaceutica fino alle applicazioni in ambiti aerospaziali, il tutto rigorosamente contenuto entro i binari della sostenibilità ambientale ed economica.
Il progetto, che si chiama “Future Farming – Innovation Technology Infrastructure”, è il frutto di una collaborazione tra l’Università Ca’ Foscari, di Venezia, e la società pordenonese “Zero vertical farms”, vincitrice del bando lanciato dall’ateneo, e che prevede una suddivisione delle quote, nell’ordine, del 51% e del 49%. Il soggetto privato finanzierà la Future Farming con 10 milioni e altrettanti, per parte pubblica, arriveranno dal Pnrr, risorse alle quali si andranno ad aggiungere quelle necessarie ad acquisire suolo ed immobili già presenti nell’area.
Non servirà alcuna nuova edificazione perché gli spazi coperti sono quelli usati fino ad un paio di anni fa come sede di corsi scolastici di H-Farm, società nata come acceleratore d’impresa ma ormai diretta ad occuparsi quasi esclusivamente all’alta formazione e che ha sede a poche centinaia di metri.
E con la quale esiste da tempo un dialogo fitto finalizzato allo scambio ed alla reciproca contaminazione per competenze a vario titolo collegate all’ingegneria ed allo sviluppo di software.
Carlo Bagnoli, docente di innovazione strategica a Ca’ Foscari e responsabile del progetto, parla dell’iniziativa su Ca’ Tron come del “primo ecosistema di trasferimento tecnologico Deep Tech d’Europa per sviluppare soluzioni alle maggiori sfide di sostenibilità a livello globale”.
In sostanza, aggiunge, “è un incontro tra biologia, chimica, scienza dei materiali e nanotecnologia per fare leva sulla natura come piattaforma manifatturiera in cui le piante, i funghi, i batteri, le alghe, agiscono come biofabbriche atomiche e molecolari”.
“Torno in Italia lasciando i miei impegni all’estero – aggiunge da parte sua Daniele Modesto, biologo molecolare e amministratore delegato di Zero – proprio per lanciare questa sfida. I tempi per mettere a regime l’intera struttura saranno quelli di ogni procedura pubblica, almeno due anni, ma inizierò a trasferire gli strumenti ed a coinvolgere i primi ricercatori già alla metà di giugno”.
La società friulana, che ha al suo attivo vari impianti per le coltivazioni verticali (modelli di produzione agricola con l’ottimizzazione di energia ed acqua e con largo impiego di sistemi di controllo digitali), costruirà nell’ambito dello stesso progetto un secondo polo, più piccolo, nell’area di Oristano. Il personale impiegato a Ca’ Tron, una volta avviata l’impresa, si attesterà sulle 60 unità.
Ma a chi interesseranno i risultati del lavoro di Future Farming? Manifestazioni in questo senso sono già state espresse dal gruppo di investimento globale giapponese Mitsui & Co., dall’istituto delle biotecnologie industriali Ibisba, di Tolosa (Francia) e dalla comunità statunitense di biologia di sintesi SynBioBeta. Altri attori industriali attivi in settori quali le biotecnologie e la bioindustria avrebbero poi già avviato contatti per lo sviluppo di future collaborazioni, tra cui i trevigiani Zoppas Industries e Labomar, i Vivai Cooperativi Rauscedo (Pordenone) e aziende globali della tecnologia legate a Cisco e Dell.
“Tutte realtà i cui delegati, portati in visita sul luogo del futuro insediamento del polo di ricerca – conclude Modesto – hanno espresso un grande apprezzamento sia per la posizione geografica del sito, collegato via acqua con Venezia, sia per la qualità del contesto ambientale in cui è inserito”.
Gianni Favero
Da Corriere del Veneto del 1 giugno 2023