Del primo gruppo partigiano a Roncade si ha notizia nel giugno 1944.
In una casa colonica di San Cipriano si radunano alcuni uomini tra cui Ugo Pianon, detto “Maria” e Gino Pasqualotto (“Laura”).
I fascisti vengono a conoscenza della riunione e, il 19 giugno, fanno irruzione nella casa cercando di sorprenderli. Per il caldo, però, il gruppo si era radunato all’aperto e riesce a fuggire.
La milizia nera requisisce le biciclette, mezzo di trasporto molto più importante di quanto non lo sia oggi, e saccheggia l’abitazione.
Il 19 luglio 1944 si registra il primo fatto di sangue. Avviene nel centro di Roncade, davanti a molti testimoni.
I partigiani Ugo Pianon e Luigi Mazzon incrociano – casualmente o di proposito – l’allora commissario del fascio locale, Primo Dal Ben, 28 anni.
Nella circostanza nasce una discussione, forse legata alla richiesta dei partigiani di vedersi restituite le biciclette sequestrate a San Cipriano.
Il “colloquio” degenera, escono le armi e si ingaggia un autentico duello tra Pianon e Dal Ben, mentre Mazzon riesce a fuggire. Pianon spara per primo e uccide Dal Ben.
Scappa anche Pianon, rifugiandosi in montagna, e i fascisti, la sera, ne arrestano il padre, facendolo deportare in un campo di concentramento in Germania, da dove tornerà dieci mesi dopo.
Morto dal Ben, segretario politico diviene Raimondo Speranzon, detto Dino, bancario quarantenne.
Il 7 agosto Speranzon accompagna Guglielmo Menon (54 anni) e Carlo Menon (52), titolari delle omonime officine, a Ca’ Tron dove il fattore ha chiesto il loro intervento inviando un biglietto. Si recano in auto, alla guida c’è Giovanni Calcinotto.
Giunti sul posto scoprono che il motivo dell’”invito” è un altro. Ci sono alcuni partigiani, con tutta probabilità veneziani, che hanno imposto al dipendente di far giungere con un pretesto i Menon per ottenere del denaro.
Guglielmo, fino all’anno prima, segretario del Pnf, rifiuta e viene perciò arrestato assieme al fratello e a Speranzon. Calcinotto, invece, viene lasciato allontanarsi.
I tre davanti alla chiesa vengono fucilati. Speranzon e Guglielmo Menon muoiono subito, Carlo Menon tenta la fuga in auto ma viene ugualmente colpito. Ferito, raggiunge l’ambulatorio di Roncade dove oggi c’è l’oratorio e poi trasferito all’ospedale di Casier, dove perisce pochi giorni dopo.
L’azione è stata posta in relazione alla fucilazione, quattro giorni prima, da parte di soldati tedeschi, di sette persone (di cui tre partigiani) a Venezia, sulla riva poi per questo rinominata “dei Sette Martiri”, alla quale 500 civili erano stati costretti ad assistere.
Il giorno dei funerali i fascisti, su richiesta della stessa famiglia Menon, rinunciano a vendicare pubblicamente la morte dei tre con esecuzioni in piazza. Uccidono tuttavia ugualmente dei partigiani a Vallio, all’esterno del cimitero, senza assistenza religiosa.
Dopo la morte di Speranzon commissario della Rsi a Roncade diviene Roberto Anselmi.
Il 5 novembre il gruppo di Pianon collabora alla cattura e all’uccisione, a Silea, del maggiore fascista roncadese Giuseppe Carrer, assieme a Pasquale Tarascio.
La ritorsione non si fa attendere.
L’11 novembre, a Roncade, vengono fucilati dalle Brigate nere tre partigiani tra cui Ugo Rusalen, 22 anni, di Motta di Livenza, davanti alla chiesa di Roncade dove ora c’è una lapide.
Il cadavere è lasciato sul posto fino all’indomani, come monito alla popolazione.
Altri due giovani, ma più marginali rispetto alla Resistenza, sono uccisi allo stesso modo pochi minuti dopo lungo via Roma. Sono Francesco Canella, di 27 anni, cementista di Ferrara, ed Enrico Martini, operaio di Treviso.
Rusalen, medaglia d’argento alla memoria, sembra a causa di una spia, era stato catturato a San Biagio di Callalta nelle vicinanze di un’osteria situata dove poi sarebbe sorto il ristorante “Monreal”.
Pochi giorni prima suo padre, impresario edile di Motta, estraneo alla lotta partigiana, era stato arrestato dai repubblichini e rinchiuso in carcere ad Oderzo, dove sarebbe rimasto fino a quando i nazifascisti non avessero preso il figlio.
In questo stesso periodo i fascisti provocano, minacciandolo ripetutamente, la fuga del cappellano, Ernesto Spriccigo, accusato di invitare i giovani a non aggregarsi alla Rsi. La canonica viene saccheggiata e per un paio di giorni il parroco, mons. Romano Citton, è sequestrato.
Il 2 dicembre quattro brigatisti neri sono uccisi in un’imboscata a Ca’ Tron
Il 10 dicembre i partigiani riescono a far saltare la caserma delle Brigate Nere, in via Pistor.
Prima dell’esplosione vengono uccisi quattro militi; un quinto è ferito e muore nella notte.
Il 30 dicembre a Ca’ Tron, nell’osteria “Ziggiotti”, in una sparatoria con una formazione repubblichina, perde la vita Luigi Mazzon, nome di battaglia Gigetto, 22 anni. Il suo corpo rimane a lungo legato ad un palo all’incrocio di Quarto d’Altino. Nel conflitto muore anche un milite della Rsi e la sera il locale viene dato alle fiamme.
Il 6 aprile 1945 le Brigate Nere abbandonano Roncade.
Tra il 28 e il 30 aprile Roncade è liberata, ma le uccisioni e le vendette termineranno definitivamente solo in luglio.
Incrociando i contenuti di varie pubblicazioni sul periodo a Roncade reperibili in biblioteca (a firma di Antonio Serena, Ives Bizzi e Ugo Pianon) alcuni tra i partigiani attivi in questa zona furono:
Ugo Pianon (Maria)
Nicola Paoli
Gino Pasqualotto (Laura)
Dionisio Maschio (Piton)
Antonio Pasqualotto (fratello di Gino)
Umberto Rigato (Picò)
Giovanni Lorenzon (Lea)
Erminio Ferretto (Venezian)
Luigi Mazzon (Gigetto)
Severino Voltarello (Lidia)
Gino Cigoli
Romeo Marangon (Andrea)
Amedeo Gambirasi
Luigi Pozzi (Volpe)
Attilio Scardala (Ugo Marino)
Edgardo De Stales
Ottaviano Coan (Lampo)
Adolfo Tronchin
Andrea Zago
Arturo Chiarin (Saetta)
Luciano Benetel
Enrico Chiarin (Barba)
Mario Davanzo
Giovanni Tiozzo (Nasetto)
Gino Geromel
Sebastiano Pastrello (Russo o Biscotto)
Antonio Spigariol
Benvenuto Pastrello
Angelo Spigariol
Augusto Pettenò (Grassi)
Lino Manente
Ruggero Ferretto (Cimatti)
Orfeo Manente
Orfeo Ungarello
Riccardo Beraldo
Gino Simionato (Falco)
Giuseppe Vianello
Carlo Bisetto (Zebra)
Luciano Vianello
Luigi Zaffalon (Baffo)
Sergio Vianello
Mario Malgaretto (Athos)
Giorgio Nobili Pietro Toffoletto
Loredano Granzotto (Lele)
Bruno Carraro
Aldo Granzotto (Coco)
Ambrogio Gino Cadorin (Babà)
Domenico Zaffalon (Burrasca)
Dante Baruffa (Rovigo)
Silvio Cadonà (Senna)