Biancade e la legge di Murphy

Biancade, per la seconda settimana di settembre tutto sarà sistemato.
Parola di sindaco e direttore dei lavori, pronunciata ieri sera davanti ad un centinaio di residenti che hanno partecipato ad un incontro nel centro parrocchiale.
Tutto tutto magari no, ad essere onesti.
Comunque di sicuro l’essenziale per poter percorrere il sistema via Paris Bordone, via Gabriele D’Annunzio e via Dary coinvolto nel piano di restyling compreso nelle opere compensative dell’”accordo Marchiol” in sicurezza e in tempo per l’inizio dell’anno scolastico.

Toccando ferro.
L’intervento nella frazione è un condensato di intoppi di cantiere legato intimamente alla legge di Murphy (“Se qualcosa può andare storto lo farà”) e con quelli fino ad oggi raccolti un Bignami lo si può scrivere.
L’intervento, che vale 811 mila euro a carico dell’azienda privata, è inciampato una prima volta con lo stato della rete dell’acquedotto sotto la strada. Condotte in cemento amianto che Piave Servizi ha approfittato per sostituire affidando le opere alla stessa Bergamin Costruzioni Generali, di Montebelluna, scelta da Marchiol, la quale ha dovuto operare anche al di là del perimetro del progetto iniziale.
Intanto si è scoperto che un tubo non poteva più passare sotto il ponte sul Musestre e dunque si è dovuta studiare una soluzione parallela alternativa per la quale è stato necessario attendere i pareri di una serie di enti competenti, a cominciare dal Consorzio di bonifica.
Per ridisegnare l’area di sosta dei bus ci hanno poi messo parola l’Atvo, la provincia di Treviso e la Città Metropolitana di Venezia, al cui bacino di trasporto pubblico locale Roncade appartiene.
Una cameretta di sfiato di AP Reti gas, dimenticata da tutti, è quindi comparsa in un punto del cantiere che doveva perciò essere messo in sicurezza.

Nel frattempo si è scoperto che il sistema di drenaggio della pioggia era andato in crash.
Andava rifatto, ma a spese di chi? Del Comune, si è stabilito, perché Marchiol non poteva saperlo. Altri 130 mila euro da spendere che però questa volta, non essendoci l’affidamento diretto di un privato verso un altro privato, hanno dovuto transitare per una cavillosa gara d’appalto.
Mettiamoci una primavera di precipitazioni incessanti e l’anno abbondante che alla fine si sarà reso necessario per risistemare poche centinaia di metri di viabilità ordinaria ci sta tutto.
Pazienza esaurita ma fine del tunnel in vista, insomma.
La preoccupazione maggiore espressa ieri sera risulta quella delle cattive abitudini di guida di chi quelle vie le percorre. Limiti di velocità ignorati e nessun modo per limitare il problema. La strada è provinciale e dossi rallentatori non se ne possono installare, gli autovelox nemmeno per via del Decreto 11 aprile 2024 del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Per il resto, la serata ha permesso di raccogliere osservazioni e suggerimenti che spaziano dal tipo di piante da mettere a dimora all’istituzione di sensi unici su vie collegate, dall’accesso a proprietà private ai limiti di visibilità in determinate intersezioni.

Due osservazioni generali, infine.

  1. Se la serie di intoppi fosse stata comunicata puntualmente volta per volta su canali ufficiali del Comune e ai mezzi di stampa probabilmente non sarebbero sorti molti dei nervosismi fondati su una inesatta conoscenza dei problemi
  2. La necessità di ricorrere a spazi parrocchiali gentilmente concessi dimostra una volta di più quanto questa città sia carente di strutture pubbliche dedicate ad eventi civici