In uno degli ultimi giorni è stata incartata con il domopak una vecchia utilitaria all’esterno della chiesa di una parrocchia roncadese. Mentre quattro o cinque giovani erano impegnati a completare l’opera, una coppia di loro amici, con rito religioso, stava consapevolmente contraendo matrimonio con tutto il carico di spiritualità che una cerimonia cristiana comporta per chi sia credente.
Forse il domopak ha un buon significato, si tende a pensare: è un materiale noto per favorire la conservazione, è nato per proteggere, e questo può essere letto, simbolicamente, come un augurio che gli ideatori dell’operazione hanno intelligentemente pensato di rivolgere ai nuovi sposi.
Però insieme al domopak hanno avvolto pure della carta igienica e qui il ragionamento salta. La carta igienica è un concetto in sé di scarsa levatura e quello che rappresenta, per ovvia associazione di idee, non è proprio carino.
Allora? Che vorrà dire il domopak con la carta igienica?
E’ facile ipotizzare, ma sarebbe bello non fosse così, che l’incartamento della povera vecchia Fiat sia null’altro che l’emulazione in serie di cose già viste in altre circostanze. Cioè che gli attuatori non si siano messi a cercare il senso delle cose nei giorni di festa perché la festa è vissuta come astrazione dalla logica.
Si può insomma formulare una teoria secondo la quale i quattro o cinque giovanotti usciti dalla chiesa abbiano ritenuto più importante, sostanzialmente naturale, lasciare il sacerdote alle sue riflessioni più o meno teologiche per impegnarsi in un’operazione il cui fine è presumibilmente quello di suscitare qualche reazione buffa da documentare e consegnare a Tik Tok o affini prima di sedersi finalmente a tavola e far baccano fino a sera.
Se l’interpretazione fosse sbagliata giungano a tutti le più sentite scuse, una rettifica sul significato non colto del binomio domopak-carta igienica sarebbe la benvenuta su queste stesse pagine.
Con grande solidarietà, in ogni caso, verso il celebrante, non si sa se più tenacemente convinto di ciò che pronunciava o rassegnato ad essere una componente di una più ampia liturgia più profana che religiosa. Ma del resto un matrimonio in chiesa ormai è così raro che, per carità, meglio prendere quello che viene, chiudere il portone alla fine dopo aver scopato il riso e non pensarci più. O forse no.
Ecco, sarebbe anche bello sapere: cosa pensa un prete che vede un pugno di giovanotti uscire di chiesa durante la messa per incartare una vecchia utilitaria sul sagrato?