Pista sull’argine, chi la racconta la farfantaria?

A parità di regole, com’è possibile che una cosa non si possa assolutamente fare oppure anche fare tranquillamente?

E se questo avviene nell’ambito di una amministrazione pubblica – che, invece, su altre materie, come il versamento dell’Imu, si dimostra rigorosissima per tempi e cifre – come è possibile si possa sperare di sradicare, un giorno, quel perpetuo e rassegnato “tanto fanno quello che vogliono” rappresentativo del fossato tra il palazzo e i governati?

Il caso più iconico a Roncade è la pista ciclopedonale sull’argine del Musestre parallela a via Roma.
Per l’amministrazione Zottarelli non sarebbe stata in alcun modo realizzabile a causa di limiti geometrici in alcuni punti insuperabili ai fini di rendere il percorso legalmente omologabile.
Per l’amministrazione Donadel, invece, con opportune manovre normative, la cosa si può fare serenamente, tant’è che sarà presto concretizzata.
Sono cambiate le norme? No, neanche una virgola.
Coloro che prima dicevano di no – ed al quale abbiamo creduto perché il buon cittadino nutre fiducia nelle istituzioni della sua città e del suo paese – hanno qualcosa da chiarire? Speriamo. Da quando sono usciti non hanno più aperto bocca, quasi il loro senso di esistere come persone preziose per la comunità sia scomparso nel momento in cui sono diventati minoritari.
E quasi l’essere minoritari significasse essere nulla.

Insomma, per sdrammatizzare e dirla con Camilleri-Montalbano (l’abbiamo già chiesto lo scorso dicembre senza risultato: ex assessore ai Lavori pubblici ci sei?), chi l’ha raccontata o la sta raccontando la farfantaria?

Se anche sulle grandezze geometriche come quelle di una banalissima pista ciclabile in politica si trova spazio per la discrezionalità, allora è inutile sperarci: nei secoli dei secoli si continuerà a dire “tanto fanno quello che vogliono”.