Ebbene, occorre riconoscerlo.
Sono saltati gli schemi, la sensibilità civica è scivolata giù, in discesa, sull’onda di una sostanziale certezza di impunità e di una parallela assuefazione – con conseguente desensibilizzazione – a comportamenti fino a pochi anni fa giudicati inaccettabili.
Adesso, a quanto pare, ci si è adagiati sul così fan tutti.
Eppure tutte le mattine c’è gente che, in rassegnato silenzio, rimuove escrementi canini strategicamente fatti liberare nottetempo, spazza marciapiedi costellati di vuoti, cartacce e mozziconi di sigaretta e raccoglie rifiuti di varia natura ai bordi delle strade accanto a scuole e impianti sportivi, sperando, chissà, di dare almeno il buon esempio a studenti in ricreazione.
Non va bene.
Se a dieci metri dal municipio si lasciano bottiglie vuote (e si fa pipì) in una fontana secolare e si gettano da un ponte serenamente sacchi di spazzatura di fronte ad un castello rinascimentale, una chiesa parrocchiale del Settecento e ad una scuola materna (una scuola materna: l’epicentro della prima educazione civica), l’umile servizio e la buona volontà di pochi rischiano di diventare un errore.
Un errore perché mimetizzano segnali di deterioramento della qualità della vita che a questo punto esigono di essere portati all’attenzione di tutti, di essere visti e valutati da una società cittadina fondamentalmente sana e che ora reclama – e se lo merita – misure istituzionali robuste.
Repressive, esortative, educative… non spetta a noi, lo si decida.
Ma si decida, prima che la palla di neve diventi valanga.