Gabriella Trevisin, la Cecilia Sala di casa nostra

Una detenzione immotivata in un carcere straniero per far leva sul paese d’origine del detenuto al fine di ottenere la liberazione di un prigioniero un tantino più “delicato” sullo scacchiere delle relazioni internazionali.
Il caso di Cecilia Sala, la giornalista tenuta da settimane nel carcere di Evin, in Iran, mentre Teheran chiede all’Italia la liberazione di Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti e sospettato di terrorismo, è uno schema visto molte volte.
Ed è lo stesso che, tra il 1982 ed il 1984, costò una detenzione di 21 mesi, nel carcere bulgaro di Sliven, alla concittadina Gabriella Trevisin, allora 24enne.

Anche questo, per ragioni che sarebbe interessante sviluppare, un evento rimosso dalla memoria collettiva di Roncade.
Cosa accadde, in estrema sintesi?
All’epoca fidanzata con un uomo di Arezzo, Paolo Farsetti, la ragazza lo accompagnò in un viaggio in Bulgaria dove, pochi giorni dopo, fu arrestata a causa, ufficialmente, di un presunto servizio fotografico relativo ad obiettivi militari trovato nei rullini fotografici di lui.
Farsetti venne accusato di spionaggio per conto della Nato (si ricordi che allora la Bulgaria apparteneva a tutti gli effetti al blocco di influenza della ex Urss), e lei di complicità.

Poco dopo, tuttavia, iniziarono a giungere all’Italia richieste del governo bulgaro per la liberazione di un oscuro caposcalo a Roma delle linee aeree bulgare, Serghei Antonov, arrestato nientemeno perché ritenuto collegato ad un gruppo di azione turco al quale avrebbe fatto riferimento Mehmet Ali Agca, l’uomo che il 13 maggio 1981 sparò al papa, Karol Wojtyla.

Antonov sarebbe stato riconosciuto anche in una fotografia scattata a pochi passi dall’auto del pontefice, nel momento dell’attentato.

Gabriella, dopo una lunga serie di trattative tra Roma e Sofia, tornò in Italia solo nella primavera del 1984 (nella foto grande il suo rientro a Roncade), Farsetti pochi mesi più tardi.
Dettagli suggestivi: sia Antonov sia l’aretino, per un certo periodo associato anche alla P2 del concittadino Licio Gelli, morirono negli anni seguenti in circostanze assai strane.

Nel 2009 Roncade.it ricostruì nei dettagli la complessa vicenda pubblicando un servizio in sei puntate prelevabile in .pdf cliccando qui.

Altri servizi online sul caso sono consultabili ai seguenti link 1 e 2

Di seguito lo spezzone di un servizio della Rai del 12 aprile 1983