Outlet story – 6^ e ultima puntata

Sesta puntata ed ultima, almeno per ora, della nostra cavalcata attraverso la ventina d’anni che hanno caratterizzato la storia, sicuramente singolarissima, della grande struttura di cemento all’imbocco della Treviso Mare, alle porte di Roncade.
Ciò che è accaduto dopo la sera con cui avevamo chiuso il precedente resoconto è nella memoria comune: qualche mese di non folgorante avvio e l’Arsenale si trova, come il resto del mondo, nella morsa dei lockdown.
Il Covid paralizza tutte le attività commerciali, con l’esclusione quelle che trattano generi di prima necessità, e, come diventerà chiaro alla fine della pandemia, spariglierà le carte dei precedenti modelli economici e dei consumi.
I due anni maledetti modificano anche profondamente, o almeno contribuiscono a farlo, gli schemi di comportamento di una generazione di giovanissimi costretta a lungo a intessere relazioni interpersonali innaturali, fra asettiche connessioni sul web e strozzature di contatto fisico dettate dai continui divieti di assembramento.
Quanto tutto questo c’entri con gli episodi che si iniziano ad osservare, non appena le maglie si allentano, sarà a lungo oggetto di discussione sociologica.
Rimane il fatto che nel gennaio 2021 i corridoi deserti e bui dell’Arsenale, colonizzato da negozi solo in certi segmenti, diventano teatro di scorribande in bicicletta e in monopattino, di salve di insulti verso i commessi, di diffusione di sporcizia e violazione di spazi privati da parte di un gruppo di minori, di età compresa tra i 15 ed i 17 anni.
“I carabinieri arrivano quasi tutti i giorni – riferiscono i lavoratori – ma quelli continuano. Si divertono anche ad usare le rampe che portano ai garage riservati ai dipendenti per prendere velocità, rischiando non solo di rompersi l’osso del collo, ma anche di essere investiti da una delle nostre auto, mettendoci nei guai”.

Il gruppo non si astiene dal riprendersi con video e con fotografie scattate nei bagni dell’Arsenale, diffondendo le immagini su Instagram.
Di fatto autoaccusandosi, almeno alcuni tra loro, di essere tra gli autori – o almeno tra i complici – di un furto di biciclette avvenuto in centro a Roncade qualche tempo prima e ripreso da videocamere private.
“I disagi giovanili sono sempre esistiti, però il Covid li ha esasperati” è l’interpretazione del sindaco, Pieranna Zottarelli. “Sono ragazzi iperattivi che non capiscono quanto stiano mettendo a serio rischio il loro futuro. E voler persino immortalare con i video gesta non opportune è abbastanza preoccupante sotto molti punti di vista”.

Tornando comunque al centro commerciale, a giugno c’è una novità, vale a dire la conferma di voci sul passaggio di proprietà della struttura dall’originaria Lefim, cioè il Gruppo Basso, ad un fondo di investimento francese, chiamato Cquadrat.
L’Arsenale, spiega ancora Zottarelli, riportando informazioni ricevute, diventerà “un luogo per coniugare le proposte di vendita ed eventi per tutti, soprattutto per le famiglie”. Il sindaco tende anche ad escludere intenti meramente speculativi del nuovo investitore, specializzato nel rilancio di strutture poco profittevoli.

Arriva novembre ed il nuovo operatore chiama a gestire la struttura lo spagnolo Eurofund, il quale presenta un nuovo masterplan redatto dallo studio di architettura inglese BroadwayMalyan. Le matite britanniche ridisegnano fisicamente buona parte dell’impianto, eliminando, innanzitutto, una parte del lungo pettine di obelischi piani obliqui che ne contraddistinguono l’ingresso.
Dei 23 mila metri quadrati edificati, 15.500 dei quali destinati ad attività commerciali, ne saranno demoliti 2.600 e ricostruiti in un altro settore 2.577, prevedendone 416 in sette punti di “Drive thru”, cioè contesti progettati per compiere acquisti rimanendo in auto, sul modello di McDonald’s. Nella pianta ci sono poi un ufficio postale da 400 mq, un’area Brico, un giardino centrale, un’area fitness e una per i giochi, una piazza con piante esotiche e palco dedicato ad eventi, nuovi ristoranti e 1.500 mq di terrazze.

Tre anni dopo, di tutto ciò nulla è stato concretizzato e le informazioni che giungono ora sono di un’altra fondamentale sterzata. Cquadrat, presentato come investitore non speculativo (!), invece dismette e tutto passa nelle mani di un gruppo imprenditoriale locale che fa capo alla famiglia trevigiana Mosole, nome storicamente legato al mondo delle costruzioni.
I piani non sono ancora stati scoperti ma le indiscrezioni portano ad ipotizzare un radicale cambiamento d’uso dell’immobile. Si parla di una sua possibile conversione in un grande centro polisportivo nel quale concentrare poli di attrazione per più discipline, ma il tratteggio è ancora molto sommario e, se sarà confermato in questo senso, c’è da aspettarsi qualcosa di molto elaborato in termini di originalità della proposta.

Per ora ci fermiamo qui. L’auspicio è che la visione d’insieme di una sequenza di 20 anni di stop-and-go, con tutte le incertezze, gli errori, le previsioni sbagliate e le distorsioni di una impresa tanto colossale quanto, fino ad ora, sostanzialmente inutile, si trasformi in un messaggio.
Che esorti, cioè, la parte politica a rendersi protagonista e ad indicare visioni e direzioni ai responsabili di un’opera la quale è, sì, privata, ma di forti potenzialità sul piano dell’interesse collettivo.

(6 – fine)

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