Roncade.it compie un quarto di secolo

Possiamo, sommessamente, anche vantarcene un po’.
Roncade.it compie in questi giorni 25 anni.
Il dominio fu acquistato nel novembre del 1999, quando i siti web si disegnavano praticamente scrivendo a mano il codice linea per linea.
Il quotidiano la Repubblica distribuì ad un certo momento delle dispense in cui si spiegavano le basi dell’Html (il codice) e fu una buona occasione per imparare il minimo indispensabile per provare.

Per chi non era ancora nato o era troppo giovane per averne memoria, ricordiamo che i modem più veloci disponibili erano quelli da 14.400 bps (byte per secondo). Significa che per scaricare una fotografia occorreva spesso anche più di un minuto.
Un video o anche un file audio non sarebbero stati pubblicabili.
E poi la linea era la stessa del telefono analogico di casa: quando si navigava non si telefonava.
Insomma, i lettori di Roncade.it, fra quei pochi che avevano una connessione alla rete, erano all’inizio tra i 20 ed i 25 al giorno.

Il web era fruibile solo da un pc fisso. Il wi-fi sarebbe arrivato solo qualche anno dopo, gli smartphone verso la metà del primo decennio del Duemila, Facebook e i social con una diffusione massiva poco dopo.
Comunque sia, con le foto più piccole possibili e lavorando solo di posta elettronica, non abbiamo mai smesso di offrire informazioni, a parte un anno sabbatico scarso, per inconfessabili motivi, nel 2022.
In archivio abbiamo circa 3.500 articoli che parlano della vita di Roncade nell’ultimo quarto di secolo. Ci sono centinaia di lettere di persone che ancora sapevano scrivere venti o trenta righe senza stancarsi e con i congiuntivi messi giusti.
Tutto in un disco fisso. Fino a pochi anni fa quelle pagine erano consultabili da chiunque, poi le abbiamo rimosse.
Perché? Lo spazio necessario alla loro conservazione in un server era spropositato rispetto ai pochissimi che quell’archivio frequentavano.
Di questi tempi di eterno presente, ebbri di velocità digitale, la memoria ha un valore vicino allo zero.

Per cui, tornando all’inizio di queste riflessioni, ci sorge un dubbio: forse ha poco senso vantarsi di aver fatto qualcosa che i più ritengono inutile se non proprio incomprensibile.