Un fantasma in via San Rocco

Cosa farà il consigliere fantasma?
Il caso è quello di Marco Lovisetto, uno dei dodici membri di maggioranza nell’Assemblea comunale di Roncade, che neppure nella foto del “primo giorno” si è fatto vedere.
Con quella di lunedì 30 settembre, le sue assenze sono tre su tre convocazioni e il dato a questo punto non si può non cogliere.
Non che Lovisetto sia una persona con l’abitudine a farsi notare per i suoi interventi. Anche dagli anni precedenti, quando sedeva sui banchi delle minoranze, non si ricordano attività in aula diverse dall’esprimere voti per alzata di mano.
Però, per sottrazione, ora il tema spicca anche perché il suo non è un nome marginale nel bacino dei consensi.

Nello spoglio del 9 giugno sono state 315 le schede che riportavano una preferenza a suo favore, appena quattro in meno rispetto all’esponente più votato (Fedra De Vidi) e 25 in più rispetto al candidato più popolare della principale formazione avversaria (Loredana Crosato).

Sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza


Considerando che il delta tra la lista vincente (Roncade Cambia) e la seconda in classifica (A Roncade) è stato pari a 535 voti, si può dire che l’apporto di Lovisetto all’affermazione a sindaco di Marco Donadel ha pesato per quasi il 60% della differenza complessiva.


Sono riflessioni teoriche, naturalmente.
Così come è bene precisare che le assenze di Lovisetto sono sempre state classificate come “giustificate”, in caso contrario a questo punto scatterebbe la decadenza.
Cosa significa, però, “giustificate”?

Il Testo unico degli enti locali (Tuel), all’articolo 43, dice come il consigliere comunale che non partecipi alle sedute debba spiegarne le ragioni anche se, secondo una recente sentenza del Consiglio di Stato, non è tenuto a “dimostrare la riconducibilità dell’assenza a un impedimento assoluto”. I motivi addotti, insomma, “non sono sindacabili dal Consiglio comunale, a meno che essi siano palesemente infondati”.

Conclusioni: il consigliere Marco Lovisetto può eludere le riunioni dell’assemblea finché vuole – probabilmente i 315 che lo hanno votato nemmeno si sono accorti che finora lo ha fatto – e spiegando il suo comportamento di volta in volta come crede.
E’ un suo diritto.
Sul fatto che sia o meno un buon esempio di rispetto istituzionale – verso l’elettorato, verso i colleghi, verso la città – ci si permetta però di coltivare qualche dubbio.
Magari il primo dei non eletti della sua lista potrebbe avere meno impegni e più passione. Chissà…