E’ in circolazione negli ambienti del Terziario roncadese (commercio, pubblici esercizi e servizi) e dell’artigianato, una bozza di statuto volto alla costituzione di un’associazione, chiamata “Roncade Viva”, il cui scopo è nella sostanza sovrapponibile alle realtà che l’hanno preceduta ed a quelle operative nella maggioranza delle città italiane, grandi e piccole.
Ossia, promuovere le attività delle piccole aziende del territorio valorizzandone l’immagine, assistendo gli imprenditori ed incentivando la fruizione dei loro servizi sia in ambito locale sia con riferimento alla possibile utenza turistica.
Nella successione storica delle esperienze roncadesi, in sintesi, l’iniziativa rappresenta una nuova riproposizione di quelle che negli ultimi 20 anni sono state l’Acer e la New Acer, pur con alcune varianti.
Il testo proposto, in sostanza, è ricalcato su modelli standard ma c’è, appunto tra gli elementi normalmente non presenti in molti altri (almeno, in tutti quelli che abbiamo consultato per un confronto), una espressione al punto 11 dell’art.5 che lascia un po’ perplessi.
Si tratta, dunque, dei motivi a causa dei quali un socio può perdere la qualifica ed essere escluso su decisione del Consiglio direttivo. Testualmente, un membro perderà il suo diritto ad esserlo a causa della “partecipazione attiva alla vita politica del paese sia tramite social che di comportamenti di vita quotidiana essendo apartitica e apolitica”.
Interpretando il periodo – la cui forma non è proprio perfetta – par di capire che l’appartenenza di un cittadino a Roncade Viva sia incompatibile con un impegno personale in un partito o in ambienti politici, anche se esercitato attraverso l’espressione delle proprie posizioni ed opinioni online, e questo, è sottolineato, perché Roncade Viva è “apolitica e apartitica”.
Il che suona come se il significato di apartitico e apolitico fosse frainteso.
Vediamo i più comuni dizionari:
Una associazione apartitica è una realtà “che non appartiene, che non dipende da nessun partito”.
Una associazione apolitica è “estranea alla politica, non professa o non aderisce ad alcuna fede o opinione politica”.
Ma questo vuol dire che un suo appartenente, a titolo personale, non sia libero di farlo? Cioè, pena la cancellazione dall’elenco degli aderenti, che egli non possa iscriversi ad un partito e neppure partecipare alle sue attività più o meno direttamente? Cosa significa “partecipazione attiva alla vita politica”? Esiste forse una partecipazione passiva? Se sì, dove si trova la linea di divisione?
L’art.21 della Costituzione italiana assicura a ciascun cittadino “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
E’ un diritto che non dovrebbe in alcun modo essere condizionato dall’iscrizione ad una libera associazione di categoria economica.
L’altro concetto messo nero su bianco che pare stridente è quello che fa riferimento ai “comportamenti di vita quotidiana”. Scritto così sembra ventilare la possibilità di una sorta di sorveglianza di polizia su orientamenti e attività politiche individuali.
Un’immagine che ci riporterebbe ad infelici epoche fortunatamente lontane nel tempo (mai abbastanza …) oppure oggi geograficamente remote.
Ma, con tutta probabilità, abbiamo capito male.
Nessun cittadino consapevole della propria piena appartenenza ad una Repubblica democratica quale la nostra potrebbe concepire uno scenario simile.
Se tuttavia gli estensori del documento volessero chiarire il senso del comma 11 dell’art.5 della bozza di statuto di Roncade Viva sarebbe una bella cosa.
P.S. A titolo di esempio e per confronto, riportiamo a questo link lo statuto di Ascom Confcommercio di Treviso – cioè dell’associazione di categoria provinciale più vicina agli obiettivi locali di Roncade Viva – nei cui articoli 16 e 17 si parla dei motivi che possono portare a decadenza ed esclusione dei soci.