Alzi la mano chi, dovendosi per forza arrestare vicino alla linea orizzontale dello stop, non sia rimasto lì, per decine di secondi, con il collo tirato a destra e allungato in basso per cercare di capire quando si sarebbe accesa la luce verde.
Chi, colto da un crampo, non si sia raddrizzato per subire poco dopo la strombazzata dell’automobilista alle spalle e chi, alla fine, non abbia sperato di arrivare secondo ad attendere il via libera al gate di via Pantiera.
Sarà pure un semaforo intelligente ma la sua progettazione non è proprio da ingegneri furbi.
Sensori, spire magnetiche, ottimizzazione dei tempi di attesa grazie a chip molto razionali hanno fatto scordare la più elementare, consolidata e sicuramente apprezzabile delle soluzioni.
Quella di avvitare allo stesso palo un semaforino ad altezza finestrino di passeggero. Sono strumenti che esistono da sempre, uno di essi probabilmente costerà meno di 100 euro. Sul budget investito per quell’incrocio, un’inezia.
Della sua mancanza si stanno chiedendo la ragione anche i chip del semaforo intelligente.