Chi sia solito percorrere con una certa frequenza la tangenziale di Mestre, o l’attraversamento del Piave della A27, si sentirà a proprio agio nel pedalare per diletto sulla pista ciclabile che collega Vallio ad un certo punto di via san Rocco.
Costruita ormai una quindicina di anni fa, per un importo vicino agli 1,7 milioni, la parte che segue il profilo della strada al di là della fila di platani fu realizzata dal Consorzio Sile-Piave (oggi Piave Servizi) in coincidenza con la posa di una condotta fognaria.
Per la copertura si posarono lastre prefabbricate regolari ai cui margini, tra l’una e l’altra, nel corso di una recente manutenzione, è stato inserito del materiale elastico con la funzione di compensare il gioco delle dilatazioni degli elementi al variare della temperatura.
Risultato, oggi ad ogni giro di pedale la nostra bici incontra un dosso trasversale piuttosto molesto. Ed è abbastanza improbabile che, con l’arrivo della stagione fredda, aumentando lo spazio tra placca e placca, il riempitivo nero possa rientrare.
Certo, i velocisti dai battistrada sottili, quelli che vestono aderenti quanto variopinte divise professionali, rimarranno comunque sull’asfalto della provinciale. Le loro performance geolocalizzate e digitalizzate, da deporre nelle piattaforme di condivisione con tutti i dettagli statistici, sono sprezzanti dei Tir della Zermanesa.
Ma i biciclettari della domenica dovranno dotarsi di selle un po’ meglio ammortizzate. Al di là di tutto, il ripetuto tu-tun non è coerente con la quiete normalmente ricercata in una passeggiata su due ruote senza fretta, in cui si prova sostanzialmente a dimenticare per un po’ l’incalzante successione (tu-tun tu-tun) degli impegni in agenda.