L’insegnante ce l’ha con me

Quell’insegnante ce l’ha con me.
Chi di noi, da studente, non ha mai usato questo argomento nel rientrare a casa dopo un brutto voto?
Ad avercela con me, in anni successivi, sono poi stati il datore di lavoro, che prima ha promosso qualcun altro, l’allenatore di calcio, che mi sostituisce dopo mezz’ora pure se sono sicuro di avere giocato bene, il vigile urbano che mette la multa alla mia auto e non a quella parcheggiata a fianco e da più tempo.
E’ imperfetta, ma è la vita.

L’insegnante non è una macchina infallibile perché è umano. Come lo sono quell’iracondo del mio titolare, quel lunatico del mister, quel frustrato del poliziotto municipale che non vedeva l’ora.
A torto o a ragione, sarà così per ciascuno di noi tutta la vita, della psicologia dell’ingiustizia percepita sono gonfi milioni di romanzi.
Tanto per dire quello più comune che tutti abbiamo letto I Promessi Sposi. Era o non era un capriccioso, quell’invasato prepotente di Don Rodrigo, che fra tutte quelle che poteva prendersi si intestardisce per centinaia di pagine con l’insipida quanto bacchettona Lucia?
Imperfetta, ma è la vita. E anche questo fa parte delle cose che si imparano a scuola.

Eppure, sulla questione del divieto di bocciatura, tra le molte reazioni sui social, non poteva non esserci quella della madre che ritiene profondamente ingiusta – una “piaga” – la condotta di certi insegnanti. Che vede, nel giorno degli esami orali, i professori diventare “leoni che esercitano il loro piccolo potere mettendo volutamente in difficoltà ragazzi preparati”. Evidentemente la signora è stata invitata all’esame come uditrice o ha ricevuto sul loro svolgimento dettagliati rapporti da osservatori Onu.
Ergo, sembra di comprendere sia la morale della lettrice, per ripristinare l’ordine del mondo, la promozione a prescindere è il minimo.

Giriamo pagina. Per non lasciar affogare nell’eterno oblio dei social alcune altre riflessioni di tutt’altro tono, può essere utile fissare qui un paio di interventi, il primo di Paolo Gatto, il secondo di Paolo Giacometti, come contributo all’articolo dell’impossibilità a bocciare.

Gatto
E’ una interessante e conferma quanto mi veniva detto alle visite insegnanti di mio figlio piccolo da parte degli insegnanti alle superiori. E cioè 1) la “impreparazione” parte dalle elementari (comprensione del testo, metodo di studio ecc) detto grossolanamente 2) si evita la “selezione” disabituando tutti ai filtri che oggi sono le bocciature a scuola e domani però ti arriva la bocciatura a un colloquio di lavoro ( o addirittura nella pre selezione) 3) il percorso di studio non è fluido, sembra funzionare a camere stagne e i programmi di studio non sono armonizzati. Oppure i giovani di oggi sono “meno intelligenti” di quelli di ieri anche se potrei dire che i test tanto vituperati non misurano l’intelligenza dei ragazzi ma l’efficacia della scuola e ci dovremmo interrogare seriamente. E chiama in causa tutti.

Giacometti

Intervengo dopo più di 40 anni di esperienza scolastica, anche in ruoli direttivi in una delle scuole superiori, di prestigio, di Treviso, per ricordare che oramai la scuola è diventata un’area di posteggio figli, più di qualche volta ci siamo sentiti dire, ad aggiornamenti vari, che l’importante è che figli studenti “non si facciano male”. Tanto che molti di noi, sono stati costretti a tutelarsi con polizze assicurative personali e professionali. Sarebbe molto lungo delinearne il perché, dico semplicemente che per non promuovere uno studente, devi fare una marea di atti e tutelarti con un buon avvocato, perché appena non hai promosso uno studente, e prima devi avvisare la famiglia con innumerevoli messaggi e dialoghi e dimostrare che proprio non si poteva fare altro, proprio chi chiede alla scuola di essere selettiva è pronto alla denuncia verso la stessa scuola che ha bocciato. Molte volte il genitore vive la non promozione come un fallimento proprio e un’onta sociale. Alla scuola, ai professori si chiede di……essere severi, essere comprensivi, chiudere un occhio, essere disponibili, essere amico, sostituirsi ai genitori…..ma quando gli stessi professori, manifestano le loro competenze e le loro funzioni, e tra queste c’è il valutare, apriti cielo, vieni accusato su mille fronti. Allora ecco che anche i bravi professori, quelli che amano il loro lavoro, che hanno la passione per l’insegnamento, (e ne conosciamo tanti) alzano bandiera bianca e quando trovano una famiglia e uno/a studente/studentessa (anzi scusate bisogna scrivere un* student*) come dovrebbero essere, sentono tutta la difficoltà, perché oramai si sono adeguati al “basso”, o meglio è una società che ci ha abituati al “basso”. Ecco allora tornare un tema essenziale oggi, siamo in piena EMERGENZA EDUCATIVA. Vogliamo affrontarla?