Non conosco personalmente il consigliere comunale Boris Cagnin, in base alla lista di appartenenza deduco sia portatore di un’area di pensiero piuttosto lontana dalla mia.
Leggendo tuttavia un suo intervento nel corso del Consiglio comunale del 20 dicembre scorso, di cui si può prendere visione prelevando qui il verbale della seduta, mi si consenta, per quanto possa valere, il mio personale apprezzamento per i tratti di saggezza usati nell’esprimere la sua posizione e per aver rappresentato l’unico consigliere che abbia espresso un voto contrario alla delibera in discussione.
Si trattava di aderire ad una richiesta di supporto della Coldiretti ad un’iniziativa per “promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte ‘senza mucche’ fino al pesce senza mari, laghi e fiumi” (questo è il link per prelevarla).
E’ un documento sul quale si sono espressi anche alcuni portali che si dedicano allo “smontaggio” di informazioni prodotte in modo dubbio (vedi Il fatto alimentare o il più esplicito Bufale un tanto al chilo ) ma non intendo entrare nel merito perché il punto è un altro.
Lo esprime benissimo lo stesso Cagnin. “Posto che non ho letto e non ho visto un progetto di legge a favore di questo cibo sintetico – dice – quello che sicuramente volevo cercare di capire, ma mi pare non sia così, se all’interno di questa eventuale proposta ci sia la obbligatorietà del cibo sintetico rispetto a un cibo tradizionale e naturale. È, immagino, un’alternativa quella che vorrà essere portata eventualmente sul mercato. Laddove invece si trattasse di un obbligo di ricorrere per forza al cibo sintetico piuttosto che a comprarmi una bistecca naturale, ovviamente mi troverebbe, questo sì, sulle barricate contrario a questa disposizione. Ma non voglio trovarmi anche nella situazione opposta, cioè vedermi negata eventualmente la possibilità, laddove volessi sceglierlo, di accedere a un cibo piuttosto che un altro. Vorrei essere io a decidere quale scelta fare”.
Cioè, in sostanza, la celebrazione del diritto al libero arbitrio, che si conclude con uno splendido e socratico “so di non sapere”.
Al di là di tutte le argomentazioni pro e contro sul tema (come su un milione di altri temi a base scientifica, e sorvoliamo sulle destinazioni alle quali ci condurrebbe questa strada), il consigliere dice infatti di ritenere “che sia da un lato prematuro questo tipo di scelta e che non ci siano allo stato sufficienti studi per poter dire a priori se negare o no la possibilità di sviluppare questa tecnologia”.
Dunque non è al contenuto della mozione che Cagnin sembra si dica contrario – mi permetto di interpretare in sintesi – ma all’uso di una delibera per dire no, da una posizione istituzionale (e l’assurdo per me sta qui), ad un argomento che per ora è appena al di sopra del livello della chiacchiera e rispetto al quale, soprattutto, a nessuno di noi verrebbe eventualmente negata la sacrosanta libertà di decidere.