E pensare che una volta

Una volta potevi lasciare la chiave fuori della porta di casa.
Una volta quando?
Una volta.

Una volta è un tempo che non si sa, appartiene alle fiabe e alle leggende.

Ha una collocazione cronologica di cui l’ascoltatore non può avere memoria, perché non c’era o era troppo piccolo. Delle cose che succedevano una volta non si può che prendere atto dato che sarebbe impossibile, eventualmente, portare argomenti diversi con la forza del vissuto in prima persona.

Nelle cose che accadevano una volta chi racconta può metterci di tutto, perfino sostenere che si stava con la chiave di casa fuori della porta.

Adesso non si fa più, ovviamente. E’ più raffinato mettere immagini familiari e i dettagli della propria vita sui social. O assegnare alle password (che sono chiavi in forma di parola) il nome del gatto o le cifre della data di nascita della morosa.
Oggi ci sono cento catenacci ma si lascia la password fuori dalla porta.

Comunque, per tornare alla chiave vera infilata sulla toppa all’esterno, è difficile dire se sia davvero esistito un tempo mitico in cui tutti lo facevano. Forse qualcuno, in qualche luogo, per dimenticanza o per pigrizia.

Vediamo come si stava dalle nostre parti in un una volta di 30 anni fa, che, per chi abbia meno di 50, anni è già parecchio.
I documenti disponibili sono tantissimi, ne prendiamo uno datato 14 febbraio 1991.
E’ un articolo del “Gazzettino di Treviso”.


C’è il Prefetto che fa un bilancio dei reati contro il patrimonio, non dell’anno precedente ma delle sole sei settimane dall’inizio di quell’anno.
Ventidue rapine.

Ma la Marca, concludeva il Prefetto, “può ancora essere considerata una provincia tranquilla”.

Rapine, in quegli anni, significava armi da fuoco, pistole e mitra prelevati di volta in volta dagli arsenali della Mala del Brenta.
Un’organizzazione di venetissimi malviventi, guidati da Felice Maniero, di Campolongo Maggiore (Venezia), nella cui lista i fatti di sangue, omicidi compresi, anche a danni di civili innocenti è infinita.
Per dirne una, i suoi assaltarono un treno con un bazooka, facendo a pezzi una studentessa di Conegliano, Cristina Pavesi, che stava andando all’università.
Nelle molte inchieste sull’organizzazione criminale, per inciso, finirono arrestati anche dei soggetti ben noti a Roncade che in più occasioni fornirono nella loro casa appoggio logistico alla malavita. Figure minori, certo.
Però, anche una volta, tutte queste brave persone forse non c’erano.

Ora l’indice della criminalità della provincia di Treviso, dato 2022 del Sole 24 Ore, calcolato come numero di denunce su 100 mila abitanti, è il 101° su 106 province, cliccare qui per vedere.
C’è un’interessante analisi anche reato per reato, un’occhiata non fa male.

Ma ‘na volta te podevi …
‘Na volta quando?
Ma dài… ‘na volta, no?