Cosa succederà
domani sera, a San Cipriano, in occasione della seconda serata di
"Emozione Teatro?"
Costretta ad emigrare dalla sede consueta dell'auditorium della
scuola media, la consolidata rassegna roncadese ha registrato l'8
novembre, nello spazio parrocchiale di San Cipriano, per la prima
volta, un tutto esaurito nella prima serata in calendario e con una
compagnia esterna. Duecento posti occupati, dilatati in modo
fantasioso di un altro paio di decine, con sedute di fortuna,
sgabelli e quant'altro. Spiegazione semplice: se l'auditorium può
ospitare fino a 350 spettatori, la sala parrocchiale arriva appena a un po' più
della metà. Domani tocca a Teatroroncade con uno spettacolo
esilarante, "Il senso della vita", perciò l'attesa per l'overbooking
è inevitabile. Ma l'organizzazione fa sapere che non ci saranno più
seggiole da pescatori a riempire i corridoi fra le fila dei 200
posti fissi. Il 201° spettarore resterà fuori e così quelli venuti
dopo. Fossero numerosi, va detto, è possibile una replica la sera
successiva, e questo sta nella generosità della compagnia. Ma il
punto non è questo. Sussiste il mistero della
non disponibilità
dell'auditorium,
rimane la mancanza di spiegazione sulle improvvise ragioni del
blocco e su quali siano le
opere necessarie da realizzare per riparare le eventuali pecche
di sicurezza. Forse una sala parrocchiale stracolma, toccando le
responsabilità non dell'amministrazione comunale ma di un parroco
coraggioso, basta a far dormire sonni tranquilli a chi,
burocraticamente, si può chiamar fuori. La coscienza finisce
dove finisce la norma che mi riguarda. La differenza fra chi si fa
carico dei problemi e chi si accontenta di allontanarli sta tutta su
questa linea di faglia. Il problema macro di fondo alla fine è uno
solo: c'è una città che mortifica uno dei suoi cavalli di battaglia
più brillanti, rispetto a gran parte del territorio attorno, cioè la
propulsione culturale, quasi per far dispetto a chissà chi. Dire
non
ci sono soldi non vale più (non vale in assoluto, di fronte al
rischio di disperdere un formidabile valore sociale di identità
collettiva) come spiegazione. Giusto per non parlare tanto per
parlare facciamo un esempio: un ragionamento sulle società
partecipate (clicca
qui e vedi punto "E" prima di eccepire sul patto di
stabilità) lo possiamo provare? Le azioni di Ascopiave perché si
continuano a tenere? Certo, venderle non è facilissimo e poi
ricevere il dividendo ogni anno fa comodo. Ma almeno due conti si
possono fare. Con il valore di quelle quote di teatri a Roncade se
ne costruiscono tre. E poi non è affatto detto che non esistano
forme di investimento migliori di quella su una multiutlity che, per
quanto bene amministrata, conserva un metodo di ripartizione di
incarichi in Consiglio di amministrazione costruito con il manuale
Cencelli. Esempio numero due, sempre a livello
di suggestione. Esistono amministrazioni pubbliche in Italia che
hanno emesso delle obbligazioni. Dei minibond per finanziare opere
di interesse collettivo. C'è qualcuno, in via Roma, di
maggioranza o di opposizione, in grado di affrontare almeno una
riflessione su questi strumenti? Se sono proposte del tutto fuori
bersaglio ci scusiamo per l'ignoranza e siamo qui pronti ad
accettare dal sindaco - che è persona indubbiamente esperta in campo
finanziario - ogni chiarimento sul perché.
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