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Domenica |
6 luglio |
2014 |
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Perché le Bcc
spariranno |
Intervista a Ennio Doris, presidente di Mediolanum |
"Presto ci sembreranno carrozze trainate da cavalli. Già oggi i
dipendenti delle banche non sanno che fare per il 61% del loro
tempo" |
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Più
volte negli ultimi anni ci siamo occupati delle vicissitudini della
Bcc di Monastier e del Sile, istituto fra i maggiori del sistema del
credito cooperativo veneto e che, due anni fa, non fu risparmiato da
un provvedimento di
commissariamento
a causa di dissesti finanziari importanti.
Dietro, come si ricorderà, fu
portata alla luce una gestione quantomeno discutibile da
parte degli amministratori in carica nel passato decennio
senza considerare i
rapporti
opachi che quelle strutture avevano mantenuto a
lungo con soggetti finanziari piuttosto "borderline"
rispetto alla legalità. |
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Con l'amministrazione straordinaria e la cessione di quattro
sportelli, tuttavia, i conti oggi appaiono riportati entro livelli
accettabili mentre, nell'arco di un paio di anni, varie altre sigle
venete dello stesso segmento del credito locale veneto sono
scivolate sotto la lente di Banca d'Italia. Alcune finendo a
loro volta commissariate, altre salvandosi dal provvedimento ai
tempi supplementari. Quella che vi proponiamo oggi è
un'intervista al presidente di Mediolanum, il veneto Ennio Doris,
rilasciata oggi al Corriere del Veneto, nella quale il banchiere
prevede, senza pochi dubbi, un destino di scomparsa in tempi brevi
del sistema delle Bcc in quanto modelli bancari non più adeguati ai
mutamenti economici osservati negli ultimi anni su base planetaria.
6 luglio 2014
Chi lavora nelle normali
filiali bancarie “già oggi non ha niente da fare per il 61%
del suo tempo”. La stima giunge da Ennio Doris,
presidente e amministratore delegato di Mediolanum, istituto
che da domani ospiterà i suoi promotori finanziari di Padova
in un “Palazzo d'artista” ricavato dalla ristrutturazione
del proprio edificio direzionale in piazza Busolin. Una
specie di segnale visivo di come, nell'immagine che il
presidente ha della banca del futuro e che si accorda con
modelli peraltro già ben riconoscibili nell'Europa
settentrionale, presto non ci sarà più spazio per le reti di
filiali con direttori e sportelli alle quali siamo abituati.
“Intendiamoci, il
direttore è necessario e ci sarà sempre, ma lo
chiamiamo family banker. Non sarà il cliente ad
andare da lui ma viceversa e solo per le operazioni
meno semplici. Per il resto si farà tutto su pc,
tablet e smartphone” |
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Presidente, non le sembra un disegno un po' estremo?
“Per niente. Negli ultimi due anni il 40% delle operazioni
ordinarie che si facevano in filiale sono uscite e si fanno
on line. E' l'unica strada per ridurre i costi dei servizi”
In sostanza nel mondo bancario c'è un sacco di
forza lavoro che non serve più? “Non lo dico io.
Lo scorso anno in Italia ha chiuso il 4% degli sportelli,
cioè 1.200 su 30 mila, vale a dire 100 ogni mese.
Nell'Europa settentrionale su 100 filiali attive nel 2006,
fra due anni ne saranno sopravvissute appena 47. Qui siamo
in ritardo di un quinquennio e infatti questo dato nel 2016
sarà pari a 85. Ma in quella direzione si sta andando”
Però in questi anni pare essere stato molto
rivalutato il rapporto diretto fra cliente e istituto di
credito ed i network di piccole banche, come quelle di
Credito cooperativo, è spesso apparso come il vero
salvagente per le piccole imprese in deficit di liquidità
“Fra pochi anni guarderemo alle Bcc come a carrozze trainate
da cavalli. Saranno costrette a chiudere tutti gli
sportelli” Senza speranza?
“A meno che non affrontino una seria aggregazione, che deve
essere almeno a livello regionale. Ma credo che ancora non
basti” Cosa c'è, di decisivo, che le
piccole banche non saranno più in grado di fare?
“Basta pensare agli investimenti in tecnologia. Noi,
soltanto quest'anno, semplicemente per dare modo al cliente
di fare acquisti pagando con il telefonino e cioè una cosa
che in breve faremo tutti, abbiamo speso 133 milioni. Dov'è
che le piccole banche potranno trovare la forza di essere
competitive?” Però c'è anche una
clientela di imprese che chiede alle banche qualcosa di più
complesso rispetto a questo “Un vicolo cieco
pure qui. Le richieste dei piccoli operatori di avere regole
differenziate rispetto ai parametri 'Basilea 3' , tassativi
per tutti gli altri, non saranno accolte. Il loro declino,
insomma, sarà inesorabile” Rimanendo
sul tema del rapporto fra il sistema del credito e le
imprese, si sta accentuando una discussione sui criteri di
rating. L'università di Venezia ha in questi giorni
presentato un possibile modello alternativo che dimostra gli
errori degli schemi di Basilea e che suggerisce, ad esempio,
di tenere conto della filiera in cui è inserito
l'affidatario “Giustissimo. Se studi il cliente
non come soggetto isolato ma assieme ai suoi partner più
stretti hai una visione moderna e più corretta del possibile
sviluppo della sua azienda” Resta il
fatto che alle banche italiane si contesta l'eccessiva
prudenza nel riconoscere fiducia ad imprese che stanno per
partire. Concorda? “No, si compie l'errore di
fare confronti con gli Usa. Lì sulle idee si investe, che è
cosa diversa dal finanziarle. Ci sono società di emanazione
bancaria che si comportano da venture capital e ci sono
banche che fanno da intermediarie di obbligazioni emesse
dalle stesse aziende. Negli Usa l'economia è finanziata
dalle banche per appena il 30%. Qui ci vorrà una generazione
per cambiare i comportamenti in questa direzione”.
da
"Corriere del Veneto" - 6 luglio 2014 Gianni Favero
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Roncade.it |
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