Quando,
dieci anni fa, la Fondazione Cassamarca acquistò
l'intera area di Ca' Tron l'amministrazione comunale si preoccupò in primo luogo di
stendere ponti d'oro ad un soggetto che promise innanzitutto di proteggere la zona da
spezzatini speculativi e quindi di valorizzarla con progetti di alto profilo.
Quel che accadde in seguito è abbastanza
noto: la Fondazione sviluppò davvero programmi importanti e senz'altro costosissimi,
dalla campagna di scavi sulla via Annia ai campus di eccellenza universitaria, dalla
piantumazione di viti particolarmente pregiate al sostentamento dei laboratori sulla
ricerca in materia di bioingegneria a cura dell'Icgeb, e si potrebbe continuare.
Progetti così alti che quasi non ce ne siamo accorti, se si escludono le sbarre
piazzate sugli sterrati normalmente ciclabili e un invito al nuovo gigantesco auditorium
per la proiezione
di "Terra Madre", di Ermanno Olmi.
Nel marzo del 2008 un timido - e allo stato
puramente teorico - protocollo
d'intesa per una maggiore collaborazione fra Roncade e il prestigioso
inquilino venne difficoltosamente votato dal consiglio comunale.
Poi c'è stato qualche episodio senza troppe
spiegazioni.
Uno: l'Icgeb se n'è
andata nell'ottobre del 2009 perchè, pare, non ha più ricevuto i
finanziamenti sufficienti, lasciando il territorio senza informazioni sui risultati
scientifici ottenuti a Ca' Tron ma con molti ricordi sui disordini provocati dalle proteste dei
no-global a partire dal 2002.
Due: nonostante problemi finanziari sepmre più imminenti, Ca' Spineda ha voluto
nel dicembre scorso acquistare
la ex base missilistica messa all'asta dall'agenzia del Demanio - rifiutata dal Comune -
per circa un milione e mezzo di euro. Per "compattare l'area", spiegò De Poli,
come al solito senza aggiungere dettagli su eventuali progetti.
Dunque compattarla a che scopo? Per attribuirle più valore? Teniamo a mente questo
interrogativo.
Sono tutte domande che dovremmo iniziare a
porci.
Non sarebbe affatto fuori luogo se l'assemblea cittadina dedicasse una seduta a
cercare di far luce, perchè qualcosa di serio potrebbe succedere su Ca' Tron. Terra forse
protetta dai pescecani ma allo stesso tempo colonizzata da un estraneo al quale adesso
mancano le forze.
Sintetizzando al massimo.
Fondazione Cassamarca nel 2008 ha ricevuto, come sempre accadeva, 25 milioni di
euro in dividendi grazie alla sua quota azionaria in Unicredit, soldi normalmente
impiegati dalla Fondazione per sostenere tutte le sue attività.
Alla fine del 2008 però i mercati finanziari sono saltati in aria e nel 2009
Unicredit non ha distribuito dividendi.
De Poli ha rassicurato: "nessun problema. Quest'anno teniamo duro e del resto
abbiamo un sacco di immobili non strategici che possiamo vendere".
Cioè il teatro Sociale e il teatro delle Voci, a Treviso, Ca' Zenobio a Santa
Bona, la latteria di Cavaso del Tomba, una villa di Tarzo ricevuta in eredità, un pezzo
di distretto militare già in vendita, il Teatro "Da Ponte" di Vittorio Veneto
mestamente chiuso, e si potrebbe continuare.
Ma in un anno nessuna compravendita è stata effettuata anche perchè la Fondazione
non può svendere. E' obbligata a conservare il patrimonio ed a reinvestire, se vende
qualcosa, solo la plusvalenza.
Se un immobile vale 10 milioni, in sostanza, deve venderlo a 11 per poter usare il
milione in più per i suoi progetti.
Insomma, la Fondazione nel 2009 non è
riuscita a cedere uno solo dei suoi gioielli inutili. Che però continuano a costare in
termini di manutenzioni, pulizia eccetera.
Il mercato immobiliare si è impantanato come tutto il resto, in particolare se si
tratta di beni supertutelati dalle varie sovrintendenze. A Ca' Zenobio, tanto per dire,
non ci puoi mettere un supermarket.
In più i dividendi attesi per quest'anno sono
stati una briciola, nemmeno la quinta parte di quanto normalmente la Fondazione
annualmente incamerava. Non c'è alcun motivo di pensare che in futuro lo standard
migliorerà, Alessandro Profumo, ad di Unicredit, su questo è stato piuttosto chiaro.
Tirando le somme: Ca' Spineda ha un estremo
bisogno di liquidità anche perchè ha molto personale da mantenere nelle sue varie
società strumentali, senza contare il peso dell'università e delle mostre di Ca' dei
Carraresi già in cantiere, e delle avventure immobiliari in corso (ex Appiani, ad
esempio).
L'unica cosa che ora come ora si può vendere con meno difficoltà degli immobili
di prestigio è soltanto la terra ed un serbatorio enorme di terra la Fondazione ce l'ha.
A Ca' Tron. Che ritorna in una situazione di potenziale pericolo, speriamo solo
immaginario ma non si sa mai. Un pezzo , se ricordiamo bene, De Poli lo ha peraltro già alienato nel
giugno scorso.
Il suggerimento di una maggiore vigilanza
sulla frazione all'amministrazione cittadina è rinnovato.
Non perdiamo di vista l'argomento, un ruolo energico sul futuro di questo
territorio la municipalità deve una buona volta rivendicarlo davvero. |